venerdì 30 gennaio 2009

CALABRIA, DEGRADO DA ROTTAMARE

Scartabellando nel mio archivio mi sono imbattuto in un articolo di Renato Nicolini sul Quotidiano del 20 marzo 2005, il titolo era quello che ho preso in prestito per questo mio intervento. Sapete bene che il tema della bellezza, unitamente a quello della lotta al degrado e al disordine edilizio, è la mia grande ossessione ed ho sempre registrato con stupore la circostanza paradossale che una delle città urbanisticamente più degradate del mondo, qual è Reggio, si trovi ad ospitare una qualificatissima università dalla quale sono passati i migliori architetti ed urbanisti d’Italia. Ma evidentemente la sapienza e la buona volontà degli studiosi nulla possono contro l’insipienza e la voracità dei politici. Vale la pena riprendere alcuni passi dell’articolo di Nicolini (si consideri che eravamo a ridosso delle regionali); dopo un ampio excursus sulla situazione della città e sulle sue aspirazioni, Nicolini entra nel merito della presunta vocazione turistica e scrive testualmente: “Soprattutto bisogna che questa offerta (turistica, ndr.) sia finalmente in armonia con la grande bellezza del luogo, con lo Stretto, con i ricordi omerici che suscita, con la visione dell’Etna. Occorre anche restituire alla città la forma che il piano De Nava le assicurava e che incontrollate crescite in altezza le hanno tolto.” E qui Nicolini affronta il tema spinoso degli espropri e delle demolizioni, proprio quell’argomento che i politici (tutti, nessuno escluso) hanno sempre evitato di affrontare, forse per il timore di sfidare l’impopolarità o di intaccare interessi mafiosi; oppure, se si vuole riconoscere la buona fede, semplicemente per l’incapacità di reperire le risorse finanziarie necessarie. Anche su questo aspetto Nicolini ha l’idea giusta: “Da tempo lavoro su un’idea, concepita assieme al mio compianto collega Piero Lo Sardo (nel 2006 è uscito per i tipi di Laruffa editore il libro “Rottamare il degrado, Calabria da rigenerare”, ndr.); quella di sperimentare un nuovo approccio contro il degrado, per rigenerare la bellezza perduta: la rottamazione. Penso a qualcosa di simile alla rottamazione per le auto. Ci sono situazioni di degrado che ormai non producono più risorse economiche neppure per il proprietario privato. La Regione può dare vita a un diverso sistema di convenienze, che si traduca nella trasformazione volontaria e concordata delle situazioni di degrado. Nella rinuncia a una cubatura, ad esempio, per ottenere una destinazione d’uso più vantaggiosa. Introducendo decisamente, nel calcolo economico dei valori, il parametro della qualità.” Sono passati da allora tre anni e mezzo, si è insediata una giunta di belle speranze che ha fatto tanto in direzione dell’impiego delle risorse europee derivanti dall’ “Obiettivo 1” con il quale sono indicate le “Regioni in ritardo di sviluppo”; tra POR, PIN, PON ed altri bizzarri acronimi è stata dispersa una cifra iperbolica, dilapidata tra i mille rivoli clientelari messi in pista dai vari partiti che ha prodotto esclusivamente arricchimenti personali senza nemmeno l’ombra di alcun intervento strutturale degno di questo nome. Sul campo, poi, della lotta al degrado, è stato registrato un grande attivismo da parte dell’assessorato regionale competente che ha prodotto un numero spropositato di convegni, supportati da svariate tonnellate di carta patinata, ma nulla di più; e non mi si venga a dire che l’idea di Nicolini e Lo Sardo non avesse i crismi della scientificità, era il classico uovo di Colombo offerto su un piatto d’argento da due intellettuali che una volta tanto avevano rinunciato al comodo rifugio della torre d’avorio. C’è ancora tempo per riaprire il discorso? Attendiamo adeguate risposte dagli addetti ai lavori.
Franco Arcidiaco

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