venerdì 12 luglio 2013

LA CGIL E LA CAMPAGNA D'ASPROMONTE

L'economista Piero Ichino, già nel 2005, si domandava in suo famoso libro: "A che cosa serve il Sindacato?". I dirigenti della CGIL calabrese hanno dato finalmente una risposta convincente: serve a contestare duramente la nomina di un titolato e pacifico professore a presidente del Parco d'Aspromonte per sostenere, in alternativa, il rampollo di una blasonata famiglia democristiana, che ancora imperversa nella Locride tra i cascami della prima repubblica. In una regione in cui le emergenze sociali non si contano più, sono andato a vedere quante volte i dirigenti regionali della CGIL abbiano fatto sentire la loro voce, se non c'è un problema nei motori di ricerca pare che solo la nomina del prof. Bombino li abbia risvegliati da un incredibile torpore. È chiaro che, non essendo nato ieri, non penso affatto che la scelta (che tra l'altro giunge con un anno di ritardo) del neoministro dell'ambiente Andrea Orlando, sia stata dettata da una serena, obiettiva e imparziale valutazione dei curricula presentati dagli aspiranti al trono. Certamente la segnalazione al ministro sarà giunta direttamente dal governatore Scopelliti e, altrettanto certamente, avrà trovato il suo motore propulsivo nella veemente passione con la quale il prof. Giuseppe Bombino si è opposto al commissariamento del comune di Reggio Calabria. Quando, nel settembre del 2012, il prof. Bombino firmò il famoso Manifesto dei 500 contro lo scioglimento del Comune, fui tra i primi a replicare firmando il contromanifesto e motivando le mie ragioni con un articolo su strill.it.
Bombino rispose con un'intervista a Peppe Caridi su strettoweb.com nella quale spiegò pacatamente le sue ragioni: "Avvertivo un clima strano in città. Tutti si schieravano sul problema dello scioglimento del Comune in base a posizioni politiche, senza un vero dibattito cittadino. Da parte dei reggini vedevo un’attesa passiva, incompatibile con una città che è sempre stata protagonista attiva della sua storia, ha sempre sfornato grandi pensatori, idealisti, artisti, poeti, scrittori. Una città così importante come Reggio non può stare in silenzio ad aspettare in modo passivo una scelta così importante, con ansia inerme ma senza esprimersi". Bombino sosteneva che la sua iniziativa non era tesa a influenzare la decisione imminente ma serviva a creare "un'infrastruttura culturale per non subire passivamente decisioni calate dall'alto", e a "scardinare l'atteggiamento di ansia inerme" che attanaglia la nostra comunità. In sostanza Bombino aveva espresso un'istanza genuina, ma soprattutto aveva segnato un'inversione di tendenza nel rompere il disarmante silenzio degli intellettuali della nostra città. La città purtroppo, dopo quelle fiammate, sarebbe ripiombata nella sua solita abulia ma Bombino quantomeno ci aveva provato, stimolando un dibattito che mancava da decenni. Aveva ragione, tant'è vero che il manifesto fu firmato da molta gente di sinistra, a riprova che non era portatore di istanze politiche ben definite. Il centrodestra, naturalmente, non comprese la nobiltà dell'azione e strumentalizzò l'iniziativa di Bombino, il quale però ritornò imperturbabile ai suoi studi e alla sua cattedra forte del motto paolino: "Omnia munda mundis" ovvero "tutte le cose sono pure per i puri". Oggi è arrivata questa nomina prestigiosa e il prof. Giuseppe Bombino ha tutti i numeri per essere considerato l'uomo giusto al posto giusto. Un docente universitario serio e preparato, dalla condotta irreprensibile e, in più, fornito di una grande dose di umiltà. La sua predisposizione al dialogo gli consentirà di svolgere il difficile ruolo nel migliore dei modi, riportando il Parco ai fasti della gestione di un altro grande docente suo predecessore, il prof. Tonino Perna, il quale svolse un ruolo fondamentale per il riscatto di un territorio la cui fama, fino ad allora, era tristemente legata solo a episodi di cronaca nera; il tutto a riprova del fatto che la gestione di un Ente pubblico non è materia esclusiva dei professionisti della politica. In un recente colloquio il prof. Bombino mi ha manifestato, coerentemente con la sua vocazione umanistica, l'intenzione di rivitalizzare il Parco Letterario dell'Aspromonte. Tutti gli intellettuali calabresi hanno il dovere di sostenere questa iniziativa, per dare il giusto riconoscimento a un'area geografica che ha dato i natali a scrittori e intellettuali di enorme valore. Sarebbe bello se il presidente Bombino pianificasse la sua prima uscita ufficiale a San Luca, paese di Corrado Alvaro, tale visita rivestirebbe certamente un forte valore simbolico sul piano culturale. Altrettanto determinato il prof. Bombino è nei riguardi della promozione della mitica “Chanson d’Apremont”, una chanson de geste del XII secolo, portata alla luce dalla studiosa Carmelina Sicari oltre trent’anni fa, e mai valorizzata dalle istituzioni locali.
Franco Arcidiaco