sabato 15 agosto 2009

LETTERA APERTA ALL'ON.LE GIUSEPPE BOVA

Caro Presidente, l’ennesima querelle in corso tra te e l’assessore Naccari, lungi dall’essere frutto della normale dialettica tra forze di varia estrazione che si ritrovano giocoforza all’interno dello stesso schieramento nascente, rischia di apparire all’opinione pubblica come paradigmatica dell’innaturalità dell’unione tra una coppia agonizzante di partiti dal passato splendore, non fosse altro perché, nell’immaginario collettivo, la tua figura viene identificata con la tradizione Comunista (spero che il termine non ti faccia orrore…) e quella di Naccari con la Democristiana.
Per quanto riguarda la nostra parte, due fatali errori politici stanno alla base delle difficoltà odierne e si chiamano Bolognina e maggioritario, oggi paghiamo le conseguenze di quelle scellerate decisioni mentre gli autori di quelle scelte continuano a gettare fango su un partito come il PCI che era il solo del quale la democrazia italiana non aveva alcun motivo di vergognarsi. Oggi quelli come me e te che, sia pur tra posizioni e responsabilità molto diverse, si ritrovano a fare il bilancio di una vita dedicata ad un’idea ed a un impegno politico totalizzante, devono fare i conti con la difficoltà di ritrovarsi in un contesto che non corrisponde certamente a quello che avevano sognato quando, adolescenti, avevano abbracciato un magnifico ideale. Le tue scelte sono sotto gli occhi di tutti, da politico abile e navigato quale sei, hai impugnato con mano ferma il timone e solchi con coraggio ed onestà i procellosi mari dell’Istituzione calabrese; hai messo da parte (ritengo a malincuore) la tua vecchia fede e guidi i tuoi centurioni nella missione impossibile di creare un contenitore capace di contenere l’incontenibile. Io, non avendo intrapreso la carriera politica, sono stato un po’ più libero nella scelta ed ho vagato per qualche hanno nella disperata ricerca di qualche traccia di Comunismo nelle sigle (ma appunto solo di questo si trattava) sorte dopo la sventurata diaspora. Il sospetto che la parte migliore della classe politica del PCI fosse rimasta all’interno delle magmatiche mutazioni seguite alla Bolognina, è diventato certezza al cospetto dell’incosciente azione Bertinottiana che di fatto ha consegnato il Paese nelle mani di Berlusconi; mi sono ritrovato quindi a riapprodare sulle antiche sponde che, nel frattempo, mutazione dopo mutazione, avevano prodotto l’immane creatura. Dopo qualche esitazione mi è sembrato che il Partito Democratico potesse rappresentare il naturale sbocco di una situazione che, ormai irreversibilmente, non indicava vie alternative alla drastica divisione in blocchi del sistema politico; sono andato indietro con la mente a quando, negli anni 70, ero riuscito a farmi una ragione della permanenza nel Partito Democratico americano dei segregazionisti del senatore George Wallace e degli afroamericani guidati da Jesse Jackson ed ho ritenuto (a torto?) che la democrazia italiana avesse (con il solito ritardo di 30 anni) raggiunto il livello di maturità di quella americana. Mi sono avvicinato pertanto al PD ed ho trovato nell’azione e nella persona di Demetrio Naccari, che avevo apprezzato nel ruolo di vicesindaco del mai troppo rimpianto Italo Falcomatà, la figura di politico che più si confaceva al nuovo grande progetto che mira ad unire le varie anime delle sinistra. A conferma di questa mia convinzione ho registrato con piacere la comune scelta di campo, tra te e Naccari, dello schieramento che fa capo a Bersani. La violenta polemica scoppiata in questi giorni tra il tuo portavoce, nonché segretario provinciale del PD, e Naccari risulta assolutamente incomprensibile a una lettura squisitamente politica; è legittimo pertanto chiederti quali siano i veri motivi che l’hanno determinata, così come pure ritengo legittimo chiederti, così come ha già fatto Giuseppe Falcomatà, di rispettare la memoria di Italo suggerendo ai tuoi uomini, e soprattutto a quel Mimmo Penna che, inopinatamente, dirige ancora una sezione a lui intestata, di evitare di strumentalizzare la sua figura per biechi motivi di parte. Italo ha sofferto molto, e qualcuno dice in modo fatale, gli ostracismi provenienti dal suo stesso partito, tutti noi siamo stati testimoni delle insane manovre che persone a te ben note tessevano contro la sua azione, ti chiedo pertanto, in nome della passata comune militanza, di porre fine a questo disgustoso spettacolo e di riportare il dibattito politico sul piano di una normale dialettica interna consona ad un moderno grande partito.
Franco Arcidiaco

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