sabato 15 agosto 2009

UN'ALTRA ESTATE DA DIMENTICARE

Radio due, trasmissione “Il cammello del mattino”, venerdì 10 luglio, la conduttrice Isabella Eleodori apre l’argomento “vacanze” ed elenca le mete preferite dagli italiani, secondo il solito sondaggio che ogni speaker radiofonico che si rispetti ha sempre a portata di microfono. Sciorina i nomi delle regioni italiane a vocazione turistica, esclusa la Calabria, istintivamente mi dolgo di non avere il mio mac a portata di mano per riempirla di male parole; ma come: con le centinaia di milioni investiti dalla giunta Loiero per promuovere il turismo nella nostra regione, è possibile che gli italiani non si sentano attratti dalle nostre bellezze? Il mio orgoglio di calabrese è ferito e m’impedisce, nell’immediatezza dell’offesa subita, di valutare oggettivamente la situazione. Mi trovo al mare, sulle coste del basso Jonio reggino, salgo in macchina per recarmi al lavoro in città e mi guardo attorno: bidoni della spazzatura semidistrutti traboccano di sacchetti maleodoranti, la strada piena di buche è attraversata da liquami sospetti, la spiaggia è invasa da relitti e detriti ricordo della grande mareggiata di gennaio, i proprietari dei lidi sono ancora al lavoro (il 10 luglio!!!) per montare le strutture, scheletri di enormi fabbricati non finiti ornano il lungomare, smarrito rivolgo lo sguardo speranzoso al mare azzurro, ma la schiuma che orla la risacca rivela subito la sua vera nauseante natura. Apro la radio, la trasmissione sta per finire, Isabella saluta gli ascoltatori ed io rimango con il dubbio se in fondo, escludendo la Calabria dalle mete turistiche, non abbia finito col renderci un gran favore. Che senso ha, infatti, attrarre i turisti sulle nostre coste, se poi abbiamo da offrire solo mare sporco, degrado, inciviltà e disorganizzazione? I lettori del nostro giornale, sfoderando il famoso orgoglio calabrese di cui sopra, lì per lì penseranno che magari il problema riguardi principalmente la provincia reggina; non ho alcuna difficoltà ad ammettere che quel territorio ha raggiunto un livello di degrado ormai irrecuperabile, ma conosco bene le condizioni in cui versa il resto della Calabria che non si differenziano di molto, con buona pace dei nostri politici che, minimizzando il problema, continuano a parlare di sviluppo turistico. Ma di cosa stiamo parlando? Ma quale turismo vogliamo attrarre con un territorio disseminato di ecomostri che sono la prova tangibile, la testimonianza più vergognosa dello sfruttamento selvaggio del territorio? E dietro questo c’è invariabilmente la Calabria dei piccoli abusi edilizi tollerati da sempre, che, nell’assenza totale di interventi, ha finito per sfregiare irreparabilmente coste e montagne, colline e aree, cosiddette, protette. E’ calcolato che ogni 150 metri una cicatrice segna il territorio. Il paesaggio devastato è l’immagine emblematica della Calabria e non è certo la creatività di Oliviero Toscani che servirà a recuperare i danni di immagine che ne derivano. La favoletta della “vocazione turistica” è rimasta solo lo stanco leit-motiv di politici a corto di argomenti e in mala fede; la Calabria, e le sue coste soprattutto, sono sempre state terra di nessuno. Da un versante all’altro del territorio il cemento deturpa l’ambiente, e le bellezze naturali passano desolatamente in secondo piano. Le aree più degradate sono quelle di Soverato e del Golfo di Squillace (587 ecomostri) e la Foce del Gallico (845 ecomostri), nelle altre la densità è più bassa, ma il degrado è diffuso omogeneamente in tutto il territorio. Ed allora tiriamolo pure fuori l’orgoglio, ma rendiamoci conto che le sue ferite non sono causate dai giudizi, sia pur impietosi, di chi ci osserva; alla base ci sono i comportamenti dei cittadini incivili e dei politici incapaci e/o corrotti e solo estirpando questo male potremo guarire le nostre ferite e andare fieri del nostro orgoglio, che solo allora sarà ben riposto.
Franco Arcidiaco

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