mercoledì 13 gennaio 2016

IL REGNO DI EMMANUEL CARRÈRE

“Ho letto Dostoevskij, so cosa dice Ivan Karamazov, e Giobbe prima di lui, sulla sofferenza degli innocenti, questo scandalo che impedisce di credere in Dio.”
“Sono diventato uno scettico. Un agnostico, nemmeno abbastanza credente da essere ateo. Un uomo che pensa che il contrario della verità non sia la menzogna ma la certezza...”
“…a pensarci, è curioso che persone normali, intelligenti, possano credere a una cosa tanto pazzesca come la religione cristiana, una cosa in tutto e per tutto identica alla mitologia greca o alle favole. Nei tempi andati, lo si può anche capire: la gente era ingenua e non esisteva la scienza. Ma oggi! Se oggi uno credesse a storie di dèi che diventano cigni per sedurre una donna mortale, o di principesse che baciano rospi e con il loro bacio li trasformano in principi azzurri, tutti direbbero: quello è matto. Fatto sta che un sacco di persone credono a una storia altrettanto assurda senza per questo essere considerate matte. Vengono prese sul serio, anche da chi non ne condivide la fede. Hanno un ruolo sociale, meno importante di un tempo, ma rispettato, e nel complesso abbastanza positivo. La loro fisima convive con attività assolutamente ragionevoli. Le più alte cariche dello Stato rendono visita al loro capo assumendo un contegno deferente. È per lo meno strano, no?”
“…come una piccola setta ebraica, fondata da pescatori incolti, cementata da una stramba fede sulla quale nessuna persona di buonsenso avrebbe scommesso un sesterzio, abbia divorato dall’interno l’Impero Romano in meno di tre secoli e, incredibilmente, abbia retto fino a oggi.”
“La vita dell’uomo è da preferire a quella di un dio, per la semplice ragione che è quella vera. Una sofferenza autentica è da preferire a una felicità illusoria. Non si può desiderare l’eternità perché essa non fa parte del nostro destino, un destino imperfetto, effimero e deludente, ma l’unico che dobbiamo amare, a cui dobbiamo sempre tornare, e tutta la storia di Ulisse, tutta la storia degli uomini che accettano di non essere altro che uomini per essere pienamente uomini, è la storia di questo ritorno.”
“ (… l’errore di) dedicare la propria vita a qualcosa che molto semplicemente non esiste e voltare le spalle a ciò che esiste davvero: il calore dei corpi, il sapore agrodolce della vita, la meravigliosa imperfezione del reale.”

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