In questi giorni, in cui si sta celebrando in pompa magna il 40° anniversario della nascita de "La Repubblica", volontariamente o meno si sta diffondendo la convinzione che il nuovo quotidiano abbia visto la luce per appagare il desiderio del popolo della sinistra di avere un giornale di riferimento. Ora, a parte il fatto che la vera sinistra aveva ben due giornali quotidiani di riferimento che erano "Paese Sera" e "L'Unità", si dimentica che già dal 1972 la famiglia Crespi (fiutando l'aria) aveva impresso una netta sterzata a sinistra al "Corriere della Sera" affidandone la direzione a Piero Ottone che aveva subito arruolato come editorialisti gente del calibro di Pier Paolo Pasolini, Eugenio Montale, Enzo Biagi, Giampaolo Pansa (che all'epoca era schierato decisamente a sinistra...) e Alberto Ronchey e facendo scappare a gambe levate niente di meno che Indro Montanelli. "La Repubblica" nacque il 14 gennaio del 1976 accreditandosi apertamente come giornale di sinistra, ma orientandosi con un'abile operazione di marketing (rivoluzionaria per quei tempi) decisamente verso un target giovanile. Sin dall'inizio "Repubblica" dimostrò di rappresentare la voce (e gli interessi) di quella parte di imprenditoria che intendeva accreditarsi come illuminata e progressista per poter meglio governare una fase in cui l'elettorato italiano si stava chiaramente orientando verso quelle posizioni. "Repubblica" ha formato, nel bene e nel male, la classe dirigente di quegli anni e di quelli a venire. E soprattutto ha plasmato l'unico modello di sinistra che avrebbe mai potuto aspirare al governo del Paese; una sinistra quindi rigorosamente anticomunista, liberista, filo occidentale e cattolico-wojtyliana.
Dal punto di vista imprenditoriale, l'editoriale "La Repubblica" ha impresso invece una netta svolta al mercato dei giornali, che era ancora regolato da norme e consuetudine ottocentesche. Quando il 1 luglio del 1977 sono entrato nella squadra come responsabile della diffusione per le regioni Calabria e Sicilia, ho avviato un'esperienza formativa umana e professionale che mi avrebbe portato in pochi anni ai vertici di un settore molto particolare e specialistico quale quello della diffusione editoriale. I miei maestri sono stati, oltre Eugenio Scalfari (che i primi tempi seguiva tutte le fasi di lavorazione del giornale), Amedeo Massari e Giancarlo Turrini. I colleghi che ricordo con più affetto Amedeo Cermentini, Marcello Ciangottini, Stefano Cubeddu e Marco Mirandola.
Oggi l'icona è il primo numero di "Repubblica" distribuito in facsimile col giornale, per me è la prima busta paga di cui ancora oggi vado fiero e orgoglioso.
venerdì 15 gennaio 2016
IL COMPLEANNO DI REPUBBLICA
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