Veramente straordinario questo nuovo libro del romanziere americano Dave Eggers. La narrativa americana non è seconda a nessuna e dalle sue fila provengono certamente le opere migliori del novecento e di questi primi anni del duemila. Il libro scorre che è una meraviglia, con il timbro di una sceneggiatura già bella e pronta per realizzare una commedia di altissimo livello. I dialoghi si susseguono con ritmo incalzante e non ti fanno alzare gli occhi dalla pagina. Uno straordinario apologo sulla società del nostro tempo. Lo spaccato di una generazione (i trentenni di oggi) smarrita al cospetto del vuoto che la circonda e delle macerie del crollo del "sogno americano".
Il finale è da leggenda della letteratura:
"Siamo qui! Siamo tutti sani e salvi."
"Dio, quanto suona orribile, no? Niente al mondo suona peggio di questo, essere qui ed essere sani e salvi. Lo dica di nuovo, Credo che non l'abbiano sentita."
"Siamo qui e siamo sani e salvi."
"Cristo santo. E' la cosa più triste che abbia mai sentito."
Il libro è pubblicato da Mondadori nella storica collana "Scrittori italiani e stranieri"; per l'occasione, in un sussulto di dignità, a Segrate hanno rispolverato il mitico logo con la rosa intrecciata dal motto dantesco "In Su La Cima".
domenica 13 dicembre 2015
IL SORRISO DI ITALO
Il sorriso di Italo lasciava trapelare la nobiltà del suo animo di Giusto e la serenità con cui si poneva nei confronti del prossimo. Quel giorno mi aveva convocato a Piazza Castello, mi voleva dare una risposta tangibile a un quesito polemico che avevo sollevato dalle colonne del mio giornale Laltrareggio; Italo ci stava abituando troppo bene, la città rifioriva dopo anni di buio e noi giornalisti pretendevamo sempre di più da lui. Dopo una breve lezione di saggezza politica, ci abbracciamo tra reciproche risate.
Avevi ragione caro Italo: "L'esempio è la fonte del pensiero successivo"
Avevi ragione caro Italo: "L'esempio è la fonte del pensiero successivo"
giovedì 5 novembre 2015
ADELE CAMBRIA, L'ARISTOCRAZIA DEL FEMMINISMO
Adele non aveva paura della morte, pensava di vivere ancora a lungo e, fino a pochi mesi addietro, faceva ancora progetti a lungo termine. Avevamo in programma di pubblicare almeno altri due libri. Un giorno parlando della morte di sua madre mi disse: "Se ne è andata a 99 anni, era troppo snob per morire a 100". Purtroppo Adele si è fermata molto prima, anche perché negli ultimi mesi era sempre più angosciata da questioni personali. Si è lasciata andare, tra l'altro per lei nutrirsi era diventata una pratica fastidiosa e spesso tralasciava di farlo...
Adele ha vissuto una vita bellissima, unica, fantastica. Una "figlia di papà" che negli anni '50, ribelle e insofferente alla scialba vita di provincia, si trasferisce a Roma e, in pochissimo tempo, diventa la protagonista della vita culturale e politica italiana.
Adele non è diventata femminista, è nata femminista; per lei il femminismo non era solo la lotta per l'affermazione dei sacrosanti diritti delle donne ma era la lotta per il riscatto dei deboli contro i forti, degli sfruttati contro gli sfruttatori; lei era abilissima nell'intercettare le ingiustizie e nel segnalarle con la sua penna precisa e affilata. Sono state migliaia le iniziative pubbliche da lei condotte che l'hanno consacrata come vera icona dei movimenti degli anni '70.
Leggendari, poi, sono i racconti delle sue lotte, all'interno delle mille redazioni da cui è passata, contro direttori, capi e capetti che poco tolleravano il suo spirito libero. Durante gli anni di piombo, pur di garantire la sacrosanta libertà di espressione, non esitò ad assumere la direzione di "Lotta Continua", l'organo del movimento che si trovava impastoiato fino al collo nel delitto Calabresi che Adele, peraltro, aveva aspramente criticato. Andò addirittura sotto processo, sobbarcandosi responsabilità che non le competevano per nulla!
Quando ci incontravamo rimanevo ore ad ascoltare le sue storie che riguardavano personaggi del calibro di Pier Paolo Pasolini (Un giorno Pier Paolo bussò alla mia porta, mi consegnò il copione di "Accattone" proponendomi la parte di "Nannina la napoletana", quando capii che si trattava di una prostituta glielo tirai in testa… ma poi accettai la parte) o di Elsa Morante che non faceva mai aprir bocca al marito Alberto Moravia dandogli pubblicamente del cretino (e Adele difendeva Moravia).
Adele amava Reggio, ma non è stata mai molto ricambiata dai reggini; negli anni '50 era tenuta alla larga da padri e mariti gelosi e puritani, negli anni '70 dai fascisti che imperversano in città, dagli anni '80 in poi è stata semplicemente dimenticata. La colpa, forse, è stata un po' sua. Era troppo snob per mettersi in mostra...
Adele ha vissuto una vita bellissima, unica, fantastica. Una "figlia di papà" che negli anni '50, ribelle e insofferente alla scialba vita di provincia, si trasferisce a Roma e, in pochissimo tempo, diventa la protagonista della vita culturale e politica italiana.
Adele non è diventata femminista, è nata femminista; per lei il femminismo non era solo la lotta per l'affermazione dei sacrosanti diritti delle donne ma era la lotta per il riscatto dei deboli contro i forti, degli sfruttati contro gli sfruttatori; lei era abilissima nell'intercettare le ingiustizie e nel segnalarle con la sua penna precisa e affilata. Sono state migliaia le iniziative pubbliche da lei condotte che l'hanno consacrata come vera icona dei movimenti degli anni '70.
Leggendari, poi, sono i racconti delle sue lotte, all'interno delle mille redazioni da cui è passata, contro direttori, capi e capetti che poco tolleravano il suo spirito libero. Durante gli anni di piombo, pur di garantire la sacrosanta libertà di espressione, non esitò ad assumere la direzione di "Lotta Continua", l'organo del movimento che si trovava impastoiato fino al collo nel delitto Calabresi che Adele, peraltro, aveva aspramente criticato. Andò addirittura sotto processo, sobbarcandosi responsabilità che non le competevano per nulla!
Quando ci incontravamo rimanevo ore ad ascoltare le sue storie che riguardavano personaggi del calibro di Pier Paolo Pasolini (Un giorno Pier Paolo bussò alla mia porta, mi consegnò il copione di "Accattone" proponendomi la parte di "Nannina la napoletana", quando capii che si trattava di una prostituta glielo tirai in testa… ma poi accettai la parte) o di Elsa Morante che non faceva mai aprir bocca al marito Alberto Moravia dandogli pubblicamente del cretino (e Adele difendeva Moravia).
Adele amava Reggio, ma non è stata mai molto ricambiata dai reggini; negli anni '50 era tenuta alla larga da padri e mariti gelosi e puritani, negli anni '70 dai fascisti che imperversano in città, dagli anni '80 in poi è stata semplicemente dimenticata. La colpa, forse, è stata un po' sua. Era troppo snob per mettersi in mostra...
GIUSEPPE FALCOMATA' RICORDA ADELE CAMBRIA
Adele Cambria ha amato la nostra città in modo viscerale, anche se il suo rapporto con i reggini è stato per molti versi conflittuale; tornava a Reggio solo d’estate per trascorrere le vacanze nella sua spiaggia prediletta a Catona, ma seguiva da Roma tutte le vicende cittadine con attenzione e non mancava di discuterle e di commentarle anche dalle colonne dei giornali con cui collaborava. E’ stata certamente una delle più grandi giornaliste italiane, vera pioniera del giornalismo al femminile con Camilla Cederna e Oriana Fallaci e ha lavorato per tutti i più importanti giornali italiani, per il cinema e per la Rai. Scrittrice, attrice, autrice di teatro e di televisione, è stata tra le fondatrici del movimento femminista nazionale. L’ho incontrata parecchie volte negli ultimi anni e mi affascinava la naturalezza con la quale raccontava innumerevoli aneddoti che riguardavano i più grandi nomi della cultura italiana: Pasolini, Moravia, Morante, Nicolini erano tra i suoi amici più cari e per anni è stata protagonista indiscussa del dibattito politico e culturale italiano. Aristocratica dall’animo popolare non mancava di levare la sua voce ogni qualvolta vedeva in pericolo la libertà d’espressione, arrivando a dirigere il quotidiano “Lotta Continua” al fine di garantirne l’uscita, pur non condividendone la linea politica. Nel suo ultimo libro “In viaggio con la zia”, una via di mezzo tra il romanzo di formazione e il diario di viaggio tra i luoghi della Magna Grecia, immagina di accompagnare le due giovani nipoti alla foce del Calopinace, nell’area del Tempietto appena recuperata, per rintracciare le origini greche della nostra città: “Scendiamo verso la nuova rotonda sul mare… E’ stata l’ultima idea del Sindaco, restituire alla città la consapevolezza delle sue origini… E le origini mitiche di Reggio sono nella tragedia greca, ragazze mie… Venite a vedere il monumento a una vite abbracciata a un fico selvaggio… ”.
Il patrimonio culturale e morale di Adele Cambria non deve essere assolutamente disperso e il compito di questa amministrazione sarà di far si che venga trasmesso alle nuove generazioni con l’ausilio delle istituzioni scolastiche della città metropolitana. La lezione delle lotte degli anni sessanta e settanta, che hanno visto Adele protagonista, deve trasformarsi in un intenso messaggio per i nostri giovani che li metta in condizione di acquisire coraggio e consapevolezza riguardo le scelte future.
Giuseppe Falcomatà
Il patrimonio culturale e morale di Adele Cambria non deve essere assolutamente disperso e il compito di questa amministrazione sarà di far si che venga trasmesso alle nuove generazioni con l’ausilio delle istituzioni scolastiche della città metropolitana. La lezione delle lotte degli anni sessanta e settanta, che hanno visto Adele protagonista, deve trasformarsi in un intenso messaggio per i nostri giovani che li metta in condizione di acquisire coraggio e consapevolezza riguardo le scelte future.
Giuseppe Falcomatà
lunedì 2 novembre 2015
QUANDO E’ MORTO PASOLINI…
…avevo 22 anni; avevo superato 11 esami a Scienze Politiche e mi ero incagliato su “Metodologia delle scienze sociali” di don Domenico Farias che non sopportava il mio eskimo e le mie camicie rosse (o forse ero io che non sopportavo la sua tonaca); avevo dunque appena lasciato l’Università perché la voglia di leggere e di studiare quello che mi interessava, era più forte di ogni altra cosa. Poi c’era la politica e quella grande scuola di vita e di pensiero che erano le sezioni del PCI che frequentavo da quando avevo 18 anni. Poi c’era l’etica del lavoro che mi aveva trasmesso mio padre e quella della famiglia che mi aveva trasmesso mia madre. E poi c’era lui, Pier Paolo Pasolini e i suoi straordinari articoli sul Corriere della Sera, e sulle riviste Tempo illustrato, Il Mondo, Nuova generazione e Paese Sera tra il 1973 ed il 1975 (che sarebbero poi stati raccolti da Garzanti su Scritti Corsari) e su Vie Nuove (pubblicati tra il 1960 e il 1965), si trattava di una rubrica di dialoghi con il lettore, di cui io lessi un’antologia pubblicata da Editori Riuniti nel 1977 col titolo Le belle bandiere.
Pasolini mi aveva portato, dove non erano riuscite a farmi arrivare le altre mie letture, la politica della sezione, l’esempio dei miei genitori. Con lui riuscivo a decodificare la società italiana, i suoi mali, i suoi misteri, le angosce che essa mi trasmetteva. Le sue analisi erano lucide, crude e sincere e… spiazzanti, nel senso che spesso arrivavano molto aldilà di dove mi conduceva il dogmatismo della mia dottrina. Lui era un uomo solitario, costituiva un mondo a parte e si scontrava con quella classe di perbenisti e conformisti che erano i veri responsabili del degrado culturale e sociale. Di Pasolini adoravo il cinema, non amavo invece la sua vena poetica e meno ancora quella narrativa; ma dove lo trovavo insuperabile, anzi direi indispensabile, era nella sua maniera di andare controcorrente, poiché riusciva ad esprimere, con grande coraggio e massima chiarezza, tesi politiche che ancora oggi rimangono di grande attualità. Il suo spirito critico raro e profondo, gli consentiva di trattare tematiche sociali che erano alla base dei grandi scontri culturali dell'epoca, come l'aborto e il divorzio, e che disorientavano i giovani che si avvicinavano in quel periodo alla vita e alla politica.
Pier Paolo Pasolini aveva semplicemente previsto tutto, deriva berlusconiana compresa con annessa dittatura mediatica; ci aveva spiegato chi c’era dietro le stragi di stato e aveva frenato le nostre intemperanze estremistiche. Purtroppo ad ascoltarlo siamo stati in pochi, così come pochi siamo quelli che oggi lo rimpiangiamo.
Pasolini mi aveva portato, dove non erano riuscite a farmi arrivare le altre mie letture, la politica della sezione, l’esempio dei miei genitori. Con lui riuscivo a decodificare la società italiana, i suoi mali, i suoi misteri, le angosce che essa mi trasmetteva. Le sue analisi erano lucide, crude e sincere e… spiazzanti, nel senso che spesso arrivavano molto aldilà di dove mi conduceva il dogmatismo della mia dottrina. Lui era un uomo solitario, costituiva un mondo a parte e si scontrava con quella classe di perbenisti e conformisti che erano i veri responsabili del degrado culturale e sociale. Di Pasolini adoravo il cinema, non amavo invece la sua vena poetica e meno ancora quella narrativa; ma dove lo trovavo insuperabile, anzi direi indispensabile, era nella sua maniera di andare controcorrente, poiché riusciva ad esprimere, con grande coraggio e massima chiarezza, tesi politiche che ancora oggi rimangono di grande attualità. Il suo spirito critico raro e profondo, gli consentiva di trattare tematiche sociali che erano alla base dei grandi scontri culturali dell'epoca, come l'aborto e il divorzio, e che disorientavano i giovani che si avvicinavano in quel periodo alla vita e alla politica.
Pier Paolo Pasolini aveva semplicemente previsto tutto, deriva berlusconiana compresa con annessa dittatura mediatica; ci aveva spiegato chi c’era dietro le stragi di stato e aveva frenato le nostre intemperanze estremistiche. Purtroppo ad ascoltarlo siamo stati in pochi, così come pochi siamo quelli che oggi lo rimpiangiamo.
PIER PAOLO PASOLINI (5.3.1922 - 2.11.1975)
«Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca. »
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
LE ULTIME FRONTIERE DELL'ONANISMO
Mondazzoli ha partorito un mostro! Quella macchina che vedete nella foto, collocata nel, peraltro bellissimo, mega store di piazza Duomo a Milano, consente di diventare autore in due semplici mosse: da un lato infili il pdf e dall'altro ritiri il libro. E così gli autori-fai-da-te sono sistemati. Non ho più parole.
venerdì 23 ottobre 2015
LETTERA A VANITY FAIR
Sull'ultimo numero di Vanity Fair, nell’intervista di Paola Jacobbi a Paolo Villaggio si parla del libro di sua figlia Elisabetta, “Una vita bizzarra” che “troneggia sul tavolino”. Villaggio sostiene di non averlo letto (pur ammettendo di averne scritto la prefazione, nella quale invece dice di averlo letto in bozza). “L’ha messo lì mia moglie, fa sempre così quando viene gente, io non l’ho letto”. Elisabetta è una donna fantastica, umile e riservata come poche. Il padre non l’ha minimamente sostenuta nella sua voglia di diventare scrittrice, lei allora ha fatto quello che fanno ogni giorno centinaia di scrittori sconosciuti: ha inviato il manoscritto a una serie di case editrici. Noi abbiamo scelto e pubblicato così il suo bel libro. Il giorno della prima presentazione a Roma, presso la libreria Arion Esposizioni, si è materializzato il suo celebre padre il quale a fine serata, dopo aver catalizzato l’attenzione del pubblico, si è rivolto bruscamente a me, che ero andato a salutarlo, dicendomi: “Ma dove ti ha trovato mia figlia? Non poteva cercare un editore più importante?”. Probabilmente se Elisabetta si fosse rivolta a lui oggi il suo libro sarebbe nel catalogo di Rizzoli, ma lei non l’ha voluto fare; oggi Elisabetta, io e mia moglie Antonella, ci godiamo una bella amicizia e di tanto in tanto ci incontriamo in qualche angolo della penisola per presentare il libro a poche decine di persone alla volta. Elisabetta si sente coccolata, ancora oggi a due anni dall’uscita del libro, consapevole che un grande editore l’avrebbe posto già da un pezzo fuori catalogo. Paolo Villaggio, caustico come da copione, ha fotografato la realtà del mondo editoriale; Vanity Fair lo ha assecondato omettendo di citare la nostra casa editrice “non importante”.
IL SARCOFAGO DELL' IDENTITA'
Piazza Italia, esterno giorno, ore 13; con il mio amico Domenico Napoli, fine intellettuale, sotto la pioggia, al riparo di un ombrello retto signorilmente da lui. Parliamo di noi e del nostro essere calabresi e lui mi folgora: "E' importante riconoscere, affermare e difendere la nostra identità; ma attenzione a non farla diventare un sarcofago che ci chiude in un abbraccio mortale."
domenica 11 ottobre 2015
MONDAZZOLI
Mondadori e Rizzoli si sono fuse in una sola società; bene, loro continuino pure a fare alta finanza, noi, piccoli e medi editori, continueremo a fare alta cultura.
NOVECENTO LIBRI, NOVECENTO STORIE D'AMORE
No, non sto parlando della collezione Harmony, sto parlando di 900 libri scritti con amore dagli autori e pubblicati con altrettanto amore dalla mia casa editrice. Qualche giorno addietro, proprio mentre si certificava la nascita del mostro Mondazzoli, la Città del Sole edizioni ha pubblicato il suo libro n. 900. In 18 anni di attività si tratta di un piccolo o di un grande risultato? Non saprei dirlo, quel che posso dire è che saluto con orgoglio questo traguardo, ricordando i miei 900 libri uno per uno con affetto, senza tralasciarne nemmeno uno, compresi anche quelli che mi hanno dato qualche dispiacere o causato qualche incomprensione. Abbiamo viaggiato insieme tutti questi anni e abbiamo raccolto tante soddisfazioni in ogni angolo d'Italia, senza tralasciare qualche puntatina anche all'estero. Con tutti gli autori si è creato un rapporto di amicizia e di stima reciproca e lo stesso penso di poter dire riguardo i lettori e i librai. Andiamo avanti superando le avversità e sfidando le cassandre che continuano a predire l'imminente morte del libro; pensino piuttosto a riempire le proprie case di libri, serviranno da guida e da esempio per i loro figli e i loro nipoti. Una casa senza libri è una casa senza futuro.
Per la cronaca il codice ISBN n. 000 è "Cinque anarchici del Sud" di Fabio Cuzzola, il codice n. 900 è "Stori i 'na riggitana" di Memè Arcidiaco Borrello.
Per la cronaca il codice ISBN n. 000 è "Cinque anarchici del Sud" di Fabio Cuzzola, il codice n. 900 è "Stori i 'na riggitana" di Memè Arcidiaco Borrello.
mercoledì 19 agosto 2015
GIANNI CARTERI
In una terra avara di intellettuali, la scomparsa di un personaggio come Gianni equivale a una catastrofe. Il dovere di chi rimane è intensificare lo studio e la lettura; sopperiamo alla sua mancanza levando più forte la voce ogni qualvolta sia necessario difendere la dignità della nostra gente e delle nostre radici. Solo così daremo un senso al nostro cordoglio e onoreremo la memoria del nostro Gianni Carteri.
ANTONINO ARCIDIACO, MIO PADRE
Mio padre ed io: da sessantadue anni un punto di riferimento sicuro. Zero carezze, zero coccole, zero svaghi comuni. Tanti anni di lavoro assieme, una miriade di insegnamenti e soprattutto il suo esempio: serietà, abnegazione, umiltà, rigore e... ironia. Conflitti epocali, soprattutto politici, hanno segnato il nostro rapporto; la mia utopia contro il suo pragmatismo d'acciaio; il mio ingenuo entusiasmo sessantottino di stampo borghese, contro la sua solida razionale intelligenza di stampo contadino. Non c'è stato un passaggio importante della mia vita (anche nei periodi di maggior conflitto) che non sia stato preceduto da un intenso colloquio con lui. In questi giorni tristi è stato di gran conforto il mare di solidarietà che ha ricoperto me e la mia famiglia; mi ha colpito moltissimo il fatto che tutti, proprio tutti, abbiano conservato un ricordo di mio padre sul posto di lavoro. Nessuno che mi abbia parlato di mio padre in vacanza, in viaggio, a cena con amici... Tutti hanno conservato memoria dell'ironia tagliente e del sorrisetto malizioso che accompagnava le sue battute. Infine mi ha fatto molto piacere la testimonianza di numerosi colleghi (che hanno ricoperto importanti incarichi di rilievo nazionale) che mi hanno confessato di aver maturato l'amore per il giornalismo tra i banchi di legno dell'agenzia di distribuzione "Granillo & Arcidiaco" negli anni '60, nella storica sede di Via Re Ruggero.
Indimenticabile il malcelato moto di orgoglio, che ho visto brillare per un attimo fugace tra i suoi occhi, quando nel '76 ha aperto la copia di "Paese Sera" con la mia prima firma su un giornale quotidiano. Non andò mai oltre quello sguardo, ma oggi lo ricordo come l'equivalente di mille abbracci
Antonino Arcidiaco
San Lorenzo 25.12.1925, Reggio Calabria 6.8.2015
Indimenticabile il malcelato moto di orgoglio, che ho visto brillare per un attimo fugace tra i suoi occhi, quando nel '76 ha aperto la copia di "Paese Sera" con la mia prima firma su un giornale quotidiano. Non andò mai oltre quello sguardo, ma oggi lo ricordo come l'equivalente di mille abbracci
Antonino Arcidiaco
San Lorenzo 25.12.1925, Reggio Calabria 6.8.2015
CON FABRIZIO FERRACANE
In piena sintonia con Fabrizio Ferracane, oltre che un bravo attore è un grande conoscitore della realtà del meridione aldilà di schemi e luoghi comuni.
FRANCO MOSINO, IL FRANCESCANO DELLA CULTURA
Il prof. Franco Mosino, insigne cultore e docente di lettere classiche, è stato un grande studioso; non sta a me, e non sarebbe nemmeno questo il luogo, discutere e giudicare le sue tesi più ardite, una tra tutte la presunta paternità reggina dell'Odissea. Desidero solo dare la testimonianza diretta della grande generosità che l'ha portato a privarsi negli ultimi cinque anni di tutti i suoi beni culturali per donarli alla comunità di Bova. Un patrimonio immenso di libri, quadri e documenti raccolti in una lunga vita di studi appassionati. Ricordo l'iniziale stupore, subito trasformatosi in grande emozione, di quando, varcata la soglia della sua grande ma umile casa, lo trovai seduto in una piccola scrivania circondato da pareti spogliate di mobili e quadri, un numero infinito di ormai inutili gancetti rappresentava una dimensione plastica della caducità della vita terrena. Nel contempo, però, si manifestava il grande ruolo della cultura, interpretato dal nobile gesto di donare alle future generazioni gli strumenti indispensabili del sapere.
Il prof. Mosino ha così impartito la sua ultima grande lezione che ha sigillato il suo ruolo di benemerito della cultura calabrese.
Il prof. Mosino ha così impartito la sua ultima grande lezione che ha sigillato il suo ruolo di benemerito della cultura calabrese.
GIUSEPPE PENNISI
Un pensiero accorato e commosso per il grande prof. Giuseppe Pennisi, che ci ha lasciato oggi. Un grande intellettuale, Comunista che non ha mai deviato dalla strada maestra. Era un gigante, la sua umiltà e la sua cortesia mi mettevano a disagio. Negli ultimi due anni ci siamo incontrati spesso per un suo impegnativo lavoro, che spero veda presto la luce. Ogni incontro era occasione di incantevoli conversazioni intorno all'altra grande passione della sua vita, oltre le lettere classiche, la Politica. Una bella e lunga vita la sua che lascerà certamente un ricordo indelebile alla lunga schiera di allievi che hanno avuto la fortuna di averlo come maestro
FRAMMENTI DI STORIE SEMPLICI
"Frammenti di storie semplici" di Roberto Oliveri Del Castillo, Città del Sole Edizioni è diventato un caso nazionale, finanche le Librerie Feltrinelli si sono accorte della nostra esistenza e ci ordinano il libro. Il tema della magistratura e del suo ruolo è caldo e di grande attualità, insomma abbiamo sollevato un vespaio
MEMORIA DEL CUORE DI CORRADO ALVARO
Il quotidiano "Avvenire" recensisce il libro di Corrado Alvaro "Memoria del Cuore", racconti della Guerra 1915-1918, Città del Sole edizioni. Anche il titolo della recensione è alvariano: "La guerra è contadina"
PIU' CHE UN MOVIMENTO POLITICO, UN REFUSO
I colleghi giornalisti sono invitati a rettificare il refuso involontario in cui sono incorsi oggi nel pubblicare il patetico comunicato di un movimento di ectoplasmi che si autodefinisce "Reggio Futura". La denominazione corretta è "Reggio Passata" e il loro modello di governo ha lasciato ferite insanabili sulla pelle e sull'anima della città, i reggini sanno da che parte sta la verità, se ne facciano una ragione questi signori.
GIOVANNA ANTONIA ACQUAVIVA NUOVO SEGRETARIO GENERALE COMUNE DI REGGIO CALABRIA
Un caloroso benvenuto a Giovanna Antonia Acquaviva, nuovo Segretario generale del nostro Comune. Prossimo passo: riorganizzazione degli uffici e rotazione dei dirigenti.
I MIEI OCCHI HANNO VISTO COSE...
I miei occhi hanno visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare... ho visto montatelli che si credono Montanelli, ho visto omofobi veri trasformarsi in paladini dei diritti gay, ho visto previtari e baciapile trasformarsi in illuministi laici, ho visto piedonnebeghine trasformarsi in virginievulf, ho visto qualunquisti anarcoidi e sfacisiti trasformarsi in politologi raffinati, ho visto riggitaneddhi indolenti e sciroccati trasformarsi in indomiti giordanibruni, ho visto patetici trombati seriali in tutte le elezioni trasformarsi in cavalli di razza della politica, ho visto manutengoli di vecchie cosche politiche trasformarsi in catonicensori e mi è venuta in mente L'Avvelenata di Francesco Guccini che dedico a Giuseppe Falcomatà.
LA NORMALITA'
Stamattina ho visto un vigile, con tanto di divisa e paletta, che regolava il traffico sul ponte di San Pietro; ho avuto l'esatta misura del danno biologico che è stato inferto ai cittadini di Reggio: la normalità produce un effetto straniante.
SENZA UNICAL NON C'E' CULTURA IN CALABRIA?
Circa un anno fa abbiamo pubblicato un libro di Corrado Alvaro curato dall'esperta alvariana Anne Marie Christine Faitrop, intitolato "Cose di Francia". Il libro è stato presentato a Firenze, Roma, Torino, Milano e, buon ultimo, a Parigi. In questi giorni ne ha parlato il "Corriere della Sera". In Calabria è stato totalmente ignorato, la Fondazione Alvaro non ci ha nemmeno invitato alla cerimonia del Premio e gli intellettuali calabri hanno come al solito seguito le indicazioni provenienti dall' Università di Cosenza ("tenutaria" della cultura calabra): ignorare tutto ciò che è privo di imprimatur "Unical". Aspettiamo con ansia la nomina del prossimo assessore regionale alla Cultura per vedere cosa ne pensa.
MICHELE ALBANESE AL CONGRESSO FNSI DI CHIANCIANO
Momento di grande coinvolgimento emotivo al congresso della FNSI a Chianciano, l'intervento di Michele Albanese pur misurato e pacato com'è nello stile dell'uomo, è stato salutato da una vera e propria standing ovation
27° CONGRESSO NAZIONALE FNSI DI CHIANCIANO
Si comincia! Aperti i lavori a Chianciano del 27^ Congresso Nazionale della FNSI "Giornalismo Attore di Futuro".
QUELLA "STRANA VOGLIA" DI ACCORINTI E FALCOMATA'
Parole nuove sono risuonate oggi a Palazzo San Giorgio; due sindaci, Renato Accorinti e Giuseppe Falcomatà, che antepongono il bene dei propri cittadini e l'amore verso la propria città sopra ogni cosa, hanno raccolto l'appello del re dei sognatori, il "diversamente politico" Tonino Perna, e si sono messi attorno a un tavolo assieme a Giuseppe Raffa Presidente Della Provincia di Reggio Calabria, all'amministratore unico dell'Atam Nino Gatto, a numerosi assessori e a un gruppo di tecnici. Il tema era rilanciare l'aeroporto di Reggio, agevolando il desiderio dei cittadini messinesi di utilizzare l'Aeroporto dello Stretto, anzichè quello di Catania. Tema centrato pienamente con la decisione immediata di creare una sorta di jont-venture tra le municipalizzate delle due città ATM e ATAM, per gestire il servizio dei pullman passeggeri da Messina all'aeroporto e viceversa, creando una flotta intercomunale di mezzi pubblici. L'entusiasmo tra i partecipanti alla riunione è cresciuto al punto tale che Accorinti ha cominciato a parlare della "nostra città", riferendosi a entrambe come se fossero una sola. Ampia identità di vedute anche sui trasporti nello Stretto, con il rilancio dell'idea della Metropolitana che unisca Reggio e Messina comprendendo anche Villa San Giovanni, che Accorinti ha voluto definire "Stazione Metropolitana Reggio Nord". E’ sembrata naturale a quel punto la proposta di Giuseppe Falcomatà di avviare una serie di riunioni comuni delle giunte delle due città, è stata battezzata così la “Giunta ConGiunta” che si terrà alternativamente a Palazzo San Giorgio e a Palazzo Zanca. Al termine della riunione grande era la soddisfazione di tutti i presenti e Accorinti, Falcomatà e Raffa hanno avuto buon gioco nel parlare di “Voglia culturale di unire le due città”.
PRIMO NATALE A PALAZZO SAN GIORGIO
Uno dei primi atti amministrativi del sindaco Giuseppe Falcomatà è consistito nella restituzione alla città della Galleria di Palazzo San Giorgio; tale splendida Galleria, che consente la visione del mare in splendida prospettiva dalla parte di Corso Garibaldi prospiciente il Teatro Cilea, era destinata a parcheggio di auto blu e di servizio. Oggi è stata riscoperta da turisti e cittadini ed è parte integrante del rito della passeggiata sul corso principale. E' destinata ad ospitare mostre e vari eventi, nel Natale del 2014, primo di questa amministrazione, ha ospitato un bellissimo allestimento natalizio organizzato dall'artista e gallerista Angela Pellicanò e dal suo staff. L'intera iniziativa non ha gravato sulle casse comunali ma è stata realizzata interamente a titolo volontario e gratuito. Nella foto il momento dell'inaugurazione.
martedì 18 agosto 2015
ADDIO ING. GIUSEPPE LA FACE
L' "Homo Civicus" per eccellenza della nostra città se ne è andato in silenzio proprio all'alba della nuova Primavera che tanto aveva agognato. Attento, acuto ed appassionato difensore civico, per decenni ha levato la sua voce stentorea a difesa della legalità e dei valori civili della nostra comunità. Ai tempi de Laltrareggio veniva a trovarmi in redazione e mi riempiva di dossier professionalmente dettagliati. Suo il merito di aver segnalato a Italo Falcomatà le soluzioni più idonee a sbloccare i lavori del lungomare; attivo militante di "Italia Nostra" non perdeva occasione di segnalare le offese quotidiane che negli anni sono state inferte al nostro territorio e al nostro paesaggio. Ci mancherà la sua figura minuta ma autorevolissima, ci mancheranno le sue decise reprimende, ci mancherà la lucidità di un grande uomo che ancora l'anno scorso, ultranovantenne, veniva a trovarmi in casa editrice per portarmi cartelle e cartelle di proposte di pubblicazioni. Si lamentava di non essere più libero di guidare, a causa delle restrizioni imposte dal codice della strada, e mentre lo faceva saltellava come un ragazzino impaziente. Nell'ottobre del 2003 ho pubblicato la sua raccolta di versi in vernacolo "Chi vvali 'a vita", era un appassionato cultore del nostro dialetto, un vero purista, e successivamente ha pubblicato anche un dizionario dialettale con Iiriti. Da quella raccolta mi piace segnalare questi versi che parlano della reazione di alcuni riggitani quando, dopo decenni di permanenza a Milano, aveva deciso di ritornare nella sua città.
"Cu' è cchissu? Chi bboli?
Megghju mi cangia aria e mmi si sperdi,
megghiu mi si ndi torna d'undi vinni
e mmi ndi rassa a nnui c'a nosra paci!"
Proporrò al Sindaco Giuseppe Falcomatà di ricordarlo quanto prima con una apposita iniziativa presso la Casa di Città.
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