venerdì 23 ottobre 2015

LETTERA A VANITY FAIR

Sull'ultimo numero di Vanity Fair, nell’intervista di Paola Jacobbi a Paolo Villaggio si parla del libro di sua figlia Elisabetta, “Una vita bizzarra” che “troneggia sul tavolino”. Villaggio sostiene di non averlo letto (pur ammettendo di averne scritto la prefazione, nella quale invece dice di averlo letto in bozza). “L’ha messo lì mia moglie, fa sempre così quando viene gente, io non l’ho letto”. Elisabetta è una donna fantastica, umile e riservata come poche. Il padre non l’ha minimamente sostenuta nella sua voglia di diventare scrittrice, lei allora ha fatto quello che fanno ogni giorno centinaia di scrittori sconosciuti: ha inviato il manoscritto a una serie di case editrici. Noi abbiamo scelto e pubblicato così il suo bel libro. Il giorno della prima presentazione a Roma, presso la libreria Arion Esposizioni, si è materializzato il suo celebre padre il quale a fine serata, dopo aver catalizzato l’attenzione del pubblico, si è rivolto bruscamente a me, che ero andato a salutarlo, dicendomi: “Ma dove ti ha trovato mia figlia? Non poteva cercare un editore più importante?”. Probabilmente se Elisabetta si fosse rivolta a lui oggi il suo libro sarebbe nel catalogo di Rizzoli, ma lei non l’ha voluto fare; oggi Elisabetta, io e mia moglie Antonella, ci godiamo una bella amicizia e di tanto in tanto ci incontriamo in qualche angolo della penisola per presentare il libro a poche decine di persone alla volta. Elisabetta si sente coccolata, ancora oggi a due anni dall’uscita del libro, consapevole che un grande editore l’avrebbe posto già da un pezzo fuori catalogo. Paolo Villaggio, caustico come da copione, ha fotografato la realtà del mondo editoriale; Vanity Fair lo ha assecondato omettendo di citare la nostra casa editrice “non importante”.

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