L' "Homo Civicus" per eccellenza della nostra città se ne è andato in silenzio proprio all'alba della nuova Primavera che tanto aveva agognato. Attento, acuto ed appassionato difensore civico, per decenni ha levato la sua voce stentorea a difesa della legalità e dei valori civili della nostra comunità. Ai tempi de Laltrareggio veniva a trovarmi in redazione e mi riempiva di dossier professionalmente dettagliati. Suo il merito di aver segnalato a Italo Falcomatà le soluzioni più idonee a sbloccare i lavori del lungomare; attivo militante di "Italia Nostra" non perdeva occasione di segnalare le offese quotidiane che negli anni sono state inferte al nostro territorio e al nostro paesaggio. Ci mancherà la sua figura minuta ma autorevolissima, ci mancheranno le sue decise reprimende, ci mancherà la lucidità di un grande uomo che ancora l'anno scorso, ultranovantenne, veniva a trovarmi in casa editrice per portarmi cartelle e cartelle di proposte di pubblicazioni. Si lamentava di non essere più libero di guidare, a causa delle restrizioni imposte dal codice della strada, e mentre lo faceva saltellava come un ragazzino impaziente. Nell'ottobre del 2003 ho pubblicato la sua raccolta di versi in vernacolo "Chi vvali 'a vita", era un appassionato cultore del nostro dialetto, un vero purista, e successivamente ha pubblicato anche un dizionario dialettale con Iiriti. Da quella raccolta mi piace segnalare questi versi che parlano della reazione di alcuni riggitani quando, dopo decenni di permanenza a Milano, aveva deciso di ritornare nella sua città.
"Cu' è cchissu? Chi bboli?
Megghju mi cangia aria e mmi si sperdi,
megghiu mi si ndi torna d'undi vinni
e mmi ndi rassa a nnui c'a nosra paci!"
Proporrò al Sindaco Giuseppe Falcomatà di ricordarlo quanto prima con una apposita iniziativa presso la Casa di Città.
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