domenica 6 novembre 2011

LETTERA APERTA ALL'AVV. MONICA FALCOMATA'

Egr. Avv. Falcomatà la lettura della sua appassionata difesa del “modello Reggio” dalle pagine della Gazzetta del Sud, ha inizialmente ingenerato in me la convinzione che lei negli ultimi otto anni abbia vissuto in un’altra città, probabilmente collocata molto al di sopra del 38° parallelo. Veda avvocato, amare una città è come amare una persona e lei mi insegna che il peggio che si possa fare quando si ama una persona è ignorare i problemi che l’affliggono. Le premetto che, indipendentemente dalla mia posizione politica (situata agli antipodi dalla sua), sono sempre stato convinto che il male principale della nostra città sia costituito dall’inciviltà della stragrande maggioranza dei suoi cittadini, per cui non le nascondo che quando l’allora sindaco Scopelliti proclamò ai quattro venti l’intenzione di far sua la politica della “tolleranza zero” di Rudolfh Giuliani, che aveva fatto la fortuna di New York segnandone la rinascita, avevo cominciato a nutrire la speranza che si stesse imboccando la strada giusta. La speranza purtroppo durò lo spazio di un mattino, il degrado della città continuò ad estendersi giorno dopo giorno e la vicenda “Fallara” mise tragicamente ed inesorabilmente a nudo la vera natura del “modello Reggio”. La stagione del mai troppo rimpianto sindaco Italo Falcomatà ci ha insegnato che alla base del buongoverno c’è la regola che lui amava racchiudere nella massima “L’esempio è la fonte del pensiero successivo”, lascio a lei l’incombenza di rintracciare l’esempio che i cittadini abbiano potuto trarre dall’operato degli uomini guidati per otto anni dal sindaco Scopelliti. Sorvolo per carità di patria sul suo tentativo di minimizzare le risultanze delle indagini della Procura e dell’ispezione del Ministero delle Finanze, le ricordo solo che nella relazione della Procura della Repubblica (in possesso della stampa) ci sono ben 35 pagine di omissis… Quando mi parla di “Scopelliti sindaco più amato dagli italiani” mi richiama un celebre spot televisivo, ma mi permetta di ricordarle che lei non è la Cuccarini né, tantomeno, il dr. Scopelliti è assimilabile sotto ogni aspetto alla Cucina Scavolini. Comunque, considerando il tenore “televisivo” delle sue argomentazioni, desidero farle una proposta: la invito in una qualunque giornata feriale o festiva a fare una passeggiata con me per la città, ci faremo accompagnare da un operatore televisivo (a lei la scelta della persona e dell’emittente) e andremo a visitare tutti i luoghi da lei menzionati, andando a verificare le reali condizioni in cui versano ed affidando le nostre considerazioni e le relative immagini al giudizio dei cittadini telespettatori; per quanto riguarda la Pinacoteca le suggerisco di procurarsi le chiavi, altrimenti temo che avremo qualche difficoltà ad accedere, lo stesso dicasi per il Cipresseto perché, come saprà, attualmente se le contendono le due associazioni alle quali il Comune lo ha assegnato contemporaneamente. A proposito del Cilea poi, sarebbe il caso di ascoltare anche il parere del direttore artistico per la Lirica, Serenella Fraschini, la quale mi pare non abbia preso molto bene l’indirizzo “culturale” pervenutole da palazzo San Giorgio. Concluderemo la nostra passeggiata a Villa Zerbi stando bene attenti a non farci colpire da qualche pezzo di cornicione o travolgere da qualche infisso traballante e mi vorrà gentilmente spiegare a cosa pensa quando parla di “Mostra di Natale”, ci mancherebbe solo di dare in pasto quel gioiellino architettonico a orde di assatanati shoppinghieri. Mi fermo qui e aspetto fiducioso il suo appuntamento. Un cordiale saluto
Franco Arcidiaco

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