lunedì 28 giugno 2010

PROF. CERSOSIMO, NON ERA MEGLIO LA TORRE D'AVORIO?

E così c’è cascato anche il prof. Cersosimo, il castigamatti che avrebbe dovuto dare una svolta alla politica calabrese tutta clientela e malaffare, in questo malinconico scorcio di fine impero si è comportato come il più classico politicante democristiano: una pioggia di denaro (149.437 euro per l’esattezza) per svuotare i magazzini editoriali dei soliti noti, più qualcuno tirato dentro l’ultima settimana con l’evidente ruolo di “foglia di fico”. L’ineffabile prof. Cersosimo per tutta la legislatura si è distinto per l’irrefrenabile impegno… nel volersi distinguere; non è mancata occasione pubblica nella quale non abbia tenuto a ricordare le sue umili origini, la ferrea volontà che lo ha portato a primeggiare negli studi e le nobili motivazioni che lo hanno indotto alla fatidica “scesa in campo”. Visti i risultati, avrebbe fatto meglio a rimanere nella proverbiale “Torre d’avorio”, dalla quale, a memoria d’uomo, ogniqualvolta un intellettuale ha provato ad uscire non ha fatto altro che causare disastri. Questi 5 TIR che partiranno da Milano con un carico di 20.000 volumi di favole (ecco che torna la politica delle favole…) destinati ai bambini di quarta elementare, seppelliranno definitivamente nel ridicolo l’avventura amministrativa del prof. Cersosimo. Il direttore commerciale della Rubbettino Antonio Cavallaro, nella trionfale conferenza stampa che ha illustrato l’iniziativa, ha parlato della stessa come un passo verso la sprovincializzazione della Calabria, e ciò sarebbe dimostrato dal fatto che “sono state coinvolte sia case editrici calabresi, sia nazionali”. Di pari passo con il tuo sillogismo, caro Antonio, c’è da augurarsi che il futuro governatore decida di arruolare il prossimo assessore alla cultura in Canton Ticino, per far sì che tutti i calabresi comincino a sentirsi un po’ meno provinciali; senza dire che non si capisce perché, sempre in tema di sprovincializzazione, debbano essere sempre i calabresi a doversi sprovincializzare, perché non proponete agli amministratori di qualunque altra regione di comprare i libri degli editori calabresi, sentirete le pernacchie! Per quanto riguarda poi la selezione dei titoli e degli editori, pare si sia fatto ricorso ad un’associazione milanese denominata “Forum del libro” la quale “con l’aiuto di un pedagogista e di figure esperte del settore” (sic) ha compiuto l’impresa. Trattandosi di denaro pubblico, pretenderemmo di conoscere:
1)Il costo della consulenza di questi cervelloni
2)Il costo per far convergere tutti i volumi nella loro sede di Milano
3)Il costo per assemblare i volumi e preparare le spedizioni
4)Il costo del trasporto dei volumi in Calabria con 5 TIR
5)Quale criterio è stato seguito per selezionare titoli ed editori
6)Perché sono stati scelti solo tre editori calabresi (Donzelli, infatti, opera su
Roma e scopriamo che è calabrese solo in queste circostanze)
7)L’elenco dei titoli acquistati, il numero di copie ed il prezzo di ognuno.
Pensiamo che questo sia un atto dovuto da parte di un professore prestato alla politica che, proprio nel nome della trasparenza, ha bloccato da due anni l’acquisto dei libri dalle case editrici tramite la legge regionale n. 17, per evitarne l’utilizzo clientelare che l’aveva contraddistinta. E’ stata la classica operazione tanto cara alla mia Sinistra (vedi Bolognina), quella, cioè di “buttare il bambino con l’acqua sporca”; la legge n. 17 non era affatto cattiva, permetteva infatti alla Regione di approvvigionare le biblioteche, sempre afflitte da cronica carenza di risorse, acquistando i libri direttamente dagli editori. Si trattava semplicemente di impedire che l’apparato burocratico utilizzasse le risorse nel modo osceno con cui l’aveva fatto negli anni precedenti; ad oggi non sappiamo bene che fine abbiano fatto i fondi di tale legge ed anche di questo chiediamo pubblicamente conto. Il nostro auspicio è, che in occasione della prossima Fiera di Torino, finalmente spogliatosi dalle inadeguate vesti di politico, il prof. Cersosimo abbia il tempo e la voglia di visitare gli stand di tutti gli editori calabresi e non solo quelli degli “editori di regime”, come ha fatto in questi anni.
Franco Arcidiaco, Città del sole edizioni

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