domenica 26 aprile 2020

QUESTO LUNGOMARE S'HA DA FARE

Spett. direzione Il Quotidiano del Sud
Periodicamente appaiono sul Quotidiano appelli di fantomatici movimenti ambientalisti a sostegno di un’assurda battaglia volta a bloccare i lavori di completamento del lungomare di Marina di San Lorenzo, località balneare in provincia di Reggio.
Marina è una frazione dell’antico Borgo di San Lorenzo che, pur avendo condiviso il destino di abbandono di gran parte dei nostri paesi montani, mantiene una certa vitalità grazie a un’amministrazione retta dal sindaco Bernardo Russo, attivo e molto amato dalla popolazione, coadiuvato dalla giovanissima Carmela Battaglia, preparata e combattiva vicesindaco. Entrambi sono calunniati e sbeffeggiati da un gruppo di personaggi malmostosi e in malafede che si spacciano per ambientalisti.
Le dico solo che nel borgo montano sede del Municipio (dei 2.500 abitanti complessivi del Comune, solo 180 risiedono nel borgo) è stato realizzato un Palazzo della Cultura che ospita una fornitissima biblioteca-emeroteca comunale e due associazioni culturali molto attive nel territorio.
Purtroppo anche questo territorio risente dei mali endemici della nostra regione, che il suo giornale non ha mai esitato a denunciare e condannare, sapendo bene che tutti noi viviamo sulla nostra pelle le terribili conseguenze dell’estremo degrado al quale è stato condannato il nostro territorio da decenni di politiche scellerate.
Veda caro direttore, io sono però convinto che nessun calabrese si possa ritenere indenne da responsabilità, men che meno gli ambientalisti veri o presunti, che non hanno mai saputo esprimere una seria azione di contrasto, ma hanno subìto sempre passivamente, limitandosi a strillare di tanto in tanto. Levare legittimamente la voce contro l’ipotesi della centrale a carbone a Saline Joniche e chiudere gli occhi sulle condizioni di estremo degrado in cui versa tutto quel territorio da cinquant’anni, ha il sapore dell’ignavia o peggio della connivenza. Mai una proposta concreta è pervenuta circa lo smantellamento dello stabilimento della Liquichimica, la salvaguardia del Pantano, la demolizione degli ecomostri e il disinsabbiamento del porto. L’intero territorio calabrese è costellato di ecomostri, siamo conosciuti in tutto il mondo come terra del “non finito” e le nostre frazioni collinari e marine sono orrendamente deturpate da questo fenomeno; mari e corsi d’acqua risentono dell’assenza di un sistema efficiente di depurazione, il nostro meraviglioso paesaggio è solo un ricordo o una finzione da Photoshop.
La invito a fare un giro in auto sulla vecchia statale 18 da Tropea a San Ferdinando di Rosarno, si tratta di 39,2 chilometri di meraviglia assoluta se guardi verso il mare e altrettanti di orrore se guardi alla tua sinistra. Il tratto di costa più bello del mondo non ospita una sola struttura ricettiva, né uno stabilimento balneare, ma solo sporcizia, degrado, vegetazione incolta e qualche rudere. Questo è l’emblema della follia della Calabria.
Dove non si è riusciti a edificare ecomostri ci si è rassegnati all’abbandono e all’incuria. Nessuna traccia di bellezza. In ossequio a una logica ambientalista provinciale e stracciona, una politica incapace e pavida non è riuscita a pianificare un modello di sviluppo basato sull’edificazione di villaggi turistici, complessi alberghieri e stabilimenti balneari.
Marina di San Lorenzo non fa purtroppo eccezione, la costa Jonica è stata in parte protetta dalla cortina di ferro della ferrovia ma, prima della famosa Legge Ferrara, in tutti i paesi rivieraschi sono sorte ville (la maggior parte di pessimo gusto) che ospitano d’estate i villeggianti reggini, proprietari o inquilini rigorosamente in nero. Queste abitazioni sono state in parte condonate, ma sono tutte addossate alla ferrovia e ne impediscono tra l’altro il raddoppiamento e l’elettrificazione dei binari, le motrici vanno ancora a gasolio. Una di queste ville di Marina di San Lorenzo è di proprietà di una famiglia, il cui rampollo è uno degli alfieri della squallida sceneggiata pseudo ambientalista contro il sindaco Russo. Davanti alle ville corre il lungomare e si stende quella che è stata, fino a un decennio addietro, una splendida spiaggia, larghissima e ricca di finissima sabbia e di dune naturali; oggi è diventata una striscia striminzita anche in conseguenza della mancata manutenzione del porto di Saline Joniche. D’estate, Marina di San Lorenzo è sempre stata tra le spiagge più frequentate della provincia reggina e dopo gli anni bui della guerra di mafia che coinvolse anche alcuni aspiranti operatori turistici, sono apparse delle strutture balneari organizzate e realizzate secondo le norme vigenti, escluso una, enorme e diventata subito popolare, che però dopo un paio d’anni di attività è stata dichiarata abusiva per molti aspetti, inoltre si è scoperto essere realizzata su enormi strutture di cemento edificate sulla spiaggia. Di questo gli “ambientalisti” non si erano mai accorti, ma ci ha pensato, guarda un po’, proprio il sindaco Russo a completare l’attività dell’autorità giudiziaria e giungere alla confisca e alla demolizione integrale della struttura. Compiuta quest’azione virtuosa, lo stesso sindaco ha stabilito che in quell’area debba sorgere una rotonda pubblica intestata al giudice Antonino Scopelliti fornendo un chiaro e coraggioso segnale di contrapposizione alla criminalità organizzata. Nel contempo, però, quando gli arredi e gli strumenti dello stabilimento sono stati messi all’asta, se li è aggiudicati una cooperativa sociale che gravita nel presunto movimento ambientalista di cui sopra.
Per arrivare al punto cruciale deve sapere che lo stesso sindaco ha deciso di completare i lavori di sistemazione del lungomare, che era stato realizzato al 50% e lasciato incompiuto dalla precedente amministrazione sciolta per mafia, reperendo i fondi e avviando i lavori in ossequio a tutte le normative vigenti. Consideri che la parte rimasta incompleta era degradata, senza marciapiedi e pista ciclabile, in terra battuta quindi polverosa e sporca nella stagione estiva e preda dei marosi nelle altre stagioni; il completamento quindi è stato disposto in totale aderenza al progetto originario e non poteva essere altrimenti, pena la perdita del finanziamento. I lavori sono, per fortuna, a buon punto e già sono stati sistemati tutti i sottoservizi stradali. Mi chiederà il perché di questo accanimento, intanto le premetto che moltissimi firmatari dei farneticanti appelli hanno aderito per forza di inerzia, la loro buona fede è stata irretita dalla stringente retorica che i movimenti ambientalisti sanno tirar fuori quando decidono di intraprendere una battaglia. Ho provato a dialogare con alcuni di questi personaggi che politicamente non mi sono nemmeno distanti; le assicuro che nel discuterci è sopraggiunto in me un senso di avvilimento, per la delirante demagogia che li porta a negare anche le più chiare evidenze. Concludo chiedendo al suo giornale di mantenere alta l’attenzione, per evitare che anche questo meraviglioso tratto di costa sia condannato a marcire nel degrado e nel sottosviluppo.
Franco Arcidiaco

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