Dalla parte dell’editore - Diario in Corona Virus F.U.I.S.
Una situazione certamente inedita quella che stiamo vivendo costretti dalla pandemia, uno scenario distopico da videogame o da bmovie genere catastrofico. Naturalmente le reazioni individuali sono tra le più disparate e, apparentemente, quelle meno scomposte dovrebbero pervenire dalle classi intellettuali. Chi trae reddito dal leggere o dallo scrivere non può che ottenere beneficio da un “soggiorno obbligato” temporaneo in casa; questo discorso vale in parte, ma solo in parte, anche per un editore. Faccio parte della “mitica” categoria degli “editori indipendenti” e da trent’anni, con mia moglie Antonella, svolgo la missione impossibile di mantenere attivo il bilancio di un’azienda editoriale in una realtà in cui parlare di “indici di lettura” equivale a un eufemismo. La terziarizzazione del lavoro è una pratica molto diffusa nel settore e di conseguenza il telelavoro (oggi “Smart working”) è prassi abituale. In questi giorni, quindi, riusciamo a svolgere normalmente e regolarmente la fase di prestampa, vale a dire quella parte di lavoro che concerne la valutazione del testo, l’editing, la grafica, l’impaginazione e la realizzazione della copertina. Una volta completata questa fase e ottenuto il “Visto si stampi” dall’autore, il testo passa in tipografia, da questa passa al nostro magazzino di spedizione, quindi al distributore, da qui in libreria e… finalmente al lettore. Per noi comincia da questo momento la fase della post-produzione e della promozione del volume. In condizioni normali la vera lotta inizia appena fuori dal nostro magazzino, ed è già una lotta ìmpari; la filiera della distribuzione, infatti, è saldamente nelle mani di un micidiale cartello costituito dai grandi editori, che impongono i loro prodotti alle librerie, riducendo al lumicino i margini di trattativa e quindi d’ingresso nel punto vendita dei libri prodotti dagli editori medio-piccoli. L’unica possibilità che hanno quindi gli editori di questa fascia, che poi, attenzione, sono quelli che pubblicano i libri di qualità, è di tessere una fitta rete di relazioni con associazioni culturali, gruppi di lettura e librerie indipendenti (non di “catena”), per organizzare presentazioni pubbliche dei volumi in maniera capillare in tutto il territorio nazionale; indispensabile in questo meccanismo è il ruolo dell’autore, vero fulcro attorno al quale girano tutti gli ingranaggi. Siamo arrivati dunque al nocciolo del problema: con il logico e sacrosanto divieto di riunione e la meno logica e meno sacrosanta chiusura delle librerie, i nostri libri rimangono tristemente impacchettati in magazzino. Finanche Amazon e IBS hanno
smesso di ordinare (complice anche la promulgazione della legge che impedisce di praticare sconti selvaggi sui libri), preferendo dedicarsi alla vendita di prodotti più richiesti dal momento contingente. E l’eBook direte voi? Il mercato dell’eBook è praticamente inesistente, i grandi lettori, che poi sono quelli che reggono il mercato (falsando anche le statistiche modello “pollo di Trilussa”) non riescono ad abbandonare la carta e comunque anche l’eBook risente del problema della distribuzione, che in questo caso significa scarsa o inesistente visibilità nelle varie piattaforme.
Permanendo questo stato di cose, il suggerimento che fornisco ad autori e editori è di approfittare di questa pausa forzata per tirar fuori i “manoscritti” dai cassetti, completare la fase di prestampa, consegnare in tipografia per acquisire la priorità di stampa ed immettersi nel mercato appena si sbloccherà la situazione, giocando d’anticipo sui grandi che, inevitabilmente, si dovranno muovere con meno agilità.
Per quanto riguarda i riflessi sociali della pandemia che ha costretto tutti noi a rintanarci tra le mura domestiche, bisogna tener conto che questa quotidianità inedita è vissuta dalla popolazione con gli stati d’animo e le reazioni psicologiche più disparate. Stiamo vivendo le conseguenze di un cambiamento a dir poco epocale del nostro stile di vita e delle nostre abitudini; la reazione al cambiamento è di tipo soprattutto emotivo e genera reazioni diverse, legate alla personalità del singolo e al suo vissuto intimo. È necessaria pertanto una chiave di lettura saggia e serena dei sentimenti generati da questo cambiamento che ci consenta di gestirlo senza traumi e con proficui risultati in termini pratici, di benessere interiore e di qualità relazionale. Di concerto con un’associazione culturale e la Città Metropolitana di Reggio Calabria, abbiamo pensato che la poesia può aiutare a gestire l’emotività, controllandone gli effetti ed arginandone la deriva patologica. La nostra casa può diventare l’angolo di cui parlavano i Latini per indicare un luogo protettivo e appartato riservato alla meditazione. Per Orazio l’angulus è una dimensione fondamentale, luogo simbolo della sua esistenza, deputato al canto e generatore di poesia, dove il poeta si può ritirare anche con le persone care. Nell’angulus, proprio come in questo caso, da soli o circondati dal calore dei nostri conviventi, possiamo creare un terreno fertile per la poesia. Da queste considerazioni è nato il Premio di Poesia Angulus Ridet, il cui bando troverete anche all’interno del sito della FUIS, che ringrazio per l’ospitalità e per l’instancabile ruolo che svolge per la diffusione della cultura nel nostro Paese.
Franco Arcidiaco, Città del Sole edizioni
venerdì 3 aprile 2020
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento