Caro Galullo ho 59 anni e vivo a Reggio Calabria sono giornalista e editore,da una vita scrivo, sia su giornaletti miei che su organi di stampa che mi ospitano, più o meno le cose che hai scritto tu. Da dicembre ho realizzato una trasmissione settimanale (Quante Reggio) a Telereggio, giro la città con un collega (Gianluca Del Gaiso) ed un operatore e segnaliamo passo per passo tutto quello che non va: che pena e che disastro! Tengo anche un corsivo giornaliero su un quotidiano, insomma non le mando a dire! Sono purtroppo convinto quanto te che la situazione in Calabria sia ormai irrecuperabile, i danni inferti all'ambiente e al paesaggio sono il frutto dell'attività di una popolazione in larga parte incivile che ha operato in regime di impunità. Anni addietro un coraggioso magistrato, Roberto Pennisi ebbe a dire (parlando di Reggio):“Sino a quando questa città avrà l’aspetto esteriore di un centro abitato appena sottoposto a bombardamento, e non si capirà che ciò è stato voluto ed è voluto dalla ‘ndrangheta proprio perché anche guardandosi intorno il cittadino non avesse la sensazione di essere tale, né sentisse alcuno stimolo per diventarlo, ancora una volta dovremo ripetere di aver fallito”. Non ti nascondo che ho avuto più volte l'opportunità di andar via (e talvolta l'ho fatto), ma non sono mai riuscito a staccarmi definitivamente da questa terra che è la mia terra; ed è proprio questa la differenza caro Galullo, tu parli con rabbia e con ragione ma il tuo cuore non sanguina come sanguina il mio. Quando io sferzo i miei concittadini e maledico la mia terra ho diritto di farlo, tu no! Quando tu, dall'alto della tua tribuna dorata, descrivi la mia terra come fai abitualmente distruggi la reputazione di tutti quelli che come me (e siamo migliaia) operiamo giornalmente con competenza e con passione. I miei clienti e i miei fornitori del resto d'Italia, come vuoi che diano credito a un'azienda che lavora in mezzo alla merda? Eppure sai, io credo che la mia casa editrice non abbia niente da invidiare alle migliori case editrici d'Italia; i miei collaboratori sono bravissimi e lavorano con un entusiasmo che tu nemmeno immagini! E allora caro mio continua pure a denunciare le schifezze ma limitati alla cronaca giudiziaria, sferza il malcostume e la corruzione ma limitati al commento politico, la sociologia mettila da parte non serve al tuo scopo. Per quanto riguarda la politica poi, ti continua a sfuggire un elemento che invece è assolutamente degno di nota. Si tratta della cura omeopatica, somministrata da due esponenti del PD (Demetrio Naccari e Seby Romeo), che hanno portato alla luce la cloaca maxima nella quale è annegato il Modello Reggio di Scopelliti. Senza di loro non sarebbe mai esploso il caso Fallara con tutto il suo incredibile contorno. Hanno fatto una cosa semplicissima (ma sicuramente inedita nell'ambito politico): hanno raccolto documenti inoppugnabili e li hanno portati alla Procura delle Repubblica. Perchè taci su questa storia? Non è forse questo un segnale positivo? Non costituisce una speranza il delinearsi di una classe politica onesta e capace? Lo sai che dal 1993 al 2001 questa città aveva avviato un processo di rinascita, con un sindaco (Italo Falcomatà) carismatico, appassionato e capace che aveva cominciato a rivoltare Reggio come un calzino? Un maledetto destino lo ha fermato, quello stesso maledetto destino che ci rende bersaglio degli strali di bravi giornalisti come te.
Franco Arcidiaco, Reggio Calabria
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