mercoledì 3 febbraio 2016

UNO SPETTRO SI AGGIRA PER LA CITTÀ…

…è lo spettro del Comunismo; è agitato da due cavalieri senza macchia e senza paura, uno biondo e l’altro bruno che, dopo aver assistito con regale indifferenza al saccheggio della città da parte delle bande neofasciste, hanno ripreso il tradizionale ruolo di guastatori della Sinistra. La sindrome da cui sono affetti è conosciuta ed è stata studiata a lungo in questi anni, si tratta di una forma di “Bertinottite” acuta, che porta chi ne è colpito a combattere aspramente gli esponenti del proprio schieramento che hanno l’ardire di voler governare, nel tentativo di favorirne la sconfitta e il conseguente trionfo degli avversari. Questi due ormai attempati giovanotti, che elettoralmente hanno costituito sempre un problema per gli uffici della prefettura, costretti a tarare i computer su parametri infinitesimali, indignati e incazzati “a prescindere” per ovvi motivi, sono convinti di rappresentare “l’alternativa”. Ma alternativa a che? Che analisi hanno fatto? Che progetto hanno? Le loro parole d’ordine coincidono sindacalmente con quelle dei Cobas e degli autonomi e politicamente con quelle dei grillini e dei leghisti.
Allora mi chiedo: che senso ha fare una guerriglia interna alla Sinistra quando non si hanno obiettivi su cui spostare l’opinione, le speranze e la forza dei militanti e degli elettori? Tenere sulla graticola Giuseppe Falcomatà, ignorando l’immane e proficuo lavoro che in poco più di un anno di governo ha consentito di gettare le basi per una rinascita duratura della città, è un’operazione irresponsabile che, qualora i nostri avessero conservato un pizzico di credibilità, rischierebbe di generare solo amarezza, scoramento e qualunquismo.
Ma per fortuna, come dicevo, le uscite di questi comunisti abusivi, amplificate strumentalmente da chi ancora non ha digerito il nuovo corso, cadono nel vuoto e servono solo a confermare l’ammonimento del vecchio Lenin: “Estremismo malattia infantile del comunismo”, anche se nel caso dei nostri due lo stato di infantilismo ha assunto le dimensioni di un’era geologica.
Guido Della Preda

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