Al di la delle vicissitudini tremende che hanno portato al crollo di quello che per anni è stato il più grande gruppo editoriale d'Europa, il comm. Angelo Rizzoli è stato il capostipite della dinastia che meglio ha incarnato l'imprenditoria italiana del '900. Il Commenda, come tutti lo chiamavano, era cresciuto nell'orfanotrofio dei Martinitt ma, una volta conseguita la licenza elementare e imparato il mestiere di tipografo, dimostrò subito le sue grandi doti imprenditoriali avviando una tipografia che presto sarebbe diventata un impero. Il libro scritto in forma epistolare dai due nipoti Nicola e Alberto che, assieme al più famoso fratello di quest'ultimo Angelo, lo hanno seguito nell'avventura imprenditoriale, ripercorre tutte le vicende della famiglia e dell'impresa.
Il loro racconto delinea perfettamente, a volte anche in modo impietoso, il carattere di tutti i protagonisti e alterna gustose scene di vita familiare ad altrettanti gustosi aneddoti e particolari di vita aziendale. I due non nascondono certo i vezzi da miliardari che hanno contrassegnato la loro vita, e Alberto ci avrebbe potuto risparmiare quella disgustosa foto che lo ritrae sulla carcassa di un elefante appena ucciso in un Safari. Il libro comunque è godibilissimo perché dentro c'è gran parte della storia del novecento anche se vista da una posizione privilegiata. Il Commenda non dimenticò mai la sua origine e per tutta la vita si comportò da gran benefattore; ebbe la fortuna di non assistere al crollo del suo impero e pertanto il bilancio della sua vita fu veramente entusiasmante. Il suo motto era: "La ricchezza bisogna farsela perdonare". Angelo Rizzoli fu l'alfiere dell'editoria "pura", infatti non concepiva minimamente l'idea che l'industriale di un altro settore potesse diventare editore di libri e giornali; aveva visto benissimo, dopo la sua morte il settore finì nelle mani rapaci dei grandi manager che, nell'intento di piegare gli organi di stampa ai loro interessi, snaturarono e travolsero il mondo dell'editoria. La parte del libro in cui gli autori non hanno brillato è quella, guarda un po', che riguarda la ricostruzione dei fatti che portarono al coinvolgimento della famiglia nella vicenda della P2 di Licio Gelli e che fu preludio del crollo dell'impero. Bruno Tassan Din appare quasi come un personaggio marginale ed è nominato solamente due volte di soppiatto. Povero Commenda vaglielo a dire che oggi siamo arrivati al punto che la sua casa editrice è stata inglobata dalla Mondadori di quella famiglia Berlusconi, che è esattamente il simbolo di un modo di fare imprenditoria che lui detestava. A proposito: avete visto chi è l'editore di questo libro?
RIZZOLI, La vera storia di una grande famiglia italiana
di Nicola Carraro e Alberto Rizzoli
Mondadori, 2015
giovedì 18 febbraio 2016
RIZZOLI, LA VERA STORIA DI UNA GRANDE FAMIGLIA ITALIANA
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