domenica 26 maggio 2013

EDITORIA RESISTENTE AL SALONE DI TORINO

"Quando sento la parola cultura, metto mano alla pistola". Il celebre motto del politico nazista Baldur von Schirach, che erroneamente è sempre stato attribuito a Goebbels, non si addice certo a politici e burocrati della Regione Calabria. Loro piuttosto sfoderano proprio la cultura, salvo poi a utilizzarla per motivi bassamente clientelari. È normale, quindi, che in questo variopinto guazzabuglio di eventi messo in piedi per sostenere il progetto "Calabria Regione Ospite", si verifichino degli incontri di assoluto pregio e grande levatura culturale. D'altra parte quando scendono in campo personaggi del calibro di Vito Teti, Mimmo Gangemi, Carmine Abbate, Armando Vitale, Paola Bottero, Gianfranco Manfredi, Pino Rotta (per parlare solo di quelli incontrati nell'ultima mezz'ora) la partita la giochi sul velluto. Ma oggi ho preferito tenermi alla larga dallo stand della Regione, molti non hanno digerito la mia sortita sulla "deriva gastronomica" e non ho voluto creare ulteriori imbarazzi a quanti mi avevano dato ragione privatamente e non avevano alcuna voglia di farlo in pubblico. Sono andato allora alla ricerca di un editore "puro", per respirare una boccata di aria buona - tengo subito a precisare che la purezza in campo editoriale non attiene la sfera dei comportamenti etici personali -. Editore puro è il termine convenzionale con cui si designa l'editore di quotidiani, riviste, televisione e media in genere, quando tale attività sia esclusiva e non legata a gruppi finanziari che hanno interessi prevalenti in altri settori. Ma, secondo me, è anche "puro" l'editore di libri di medie e piccole dimensioni che ama il suo lavoro in modo viscerale e dalle istituzioni non pretende altro che servizi. Gli editori puri calabresi presenti con proprio stand al Salone sono meno delle dita di una mano, ci ho messo poco, quindi, a rintracciarne un esemplare. Michele Falco, figlio d'arte, "ma non figlio di papà" come tiene subito a precisare; titolare della Falco editore, ha un proprio stand, arioso e coloratissimo in posizione centrale. Sgombrando il campo da ogni equivoco, mi dice subito che ha speso una fortuna e nessuno gli rimborserà mai nulla; circostanza questa che ci porta entrambi a sottolineare, invece, come la Regione Piemonte sostenga economicamente gli editori che partecipano al Salone. "I soldi della Regione Calabria vanno a finire sempre nelle tasche dei soliti noti" dice Michele "mentre io ritengo che andrebbero sostenuti gli imprenditori che danno lustro alla Calabria". Entrambi rivolgiamo uno sguardo invidioso al vicino stand della Regione Puglia, enorme, ordinatissimo e soprattutto strapieno solo di libri. Michele, affiancato dalla sua attenta redattrice Erminia Madeo, mi parla con passione delle sue ultime creature. "Il coraggio di dire no" è la tragica storia di Lea Garofalo, che ha riempito le pagine di cronaca degli ultimi anni, scritta da un giornalista di Isernia, Paolo De Chiara. Michele, da editore di razza, ha commissionato il libro a questo bravo giornalista che gli era stato segnalato da Enrico Fierro (un nome una garanzia...). Tra la vasta e curatissima, anche dal punto di vista grafico, produzione di Falco mi intrigano altri due titoli; il primo si chiama "Morbi et Orbi", sottotitolo: Pedofilia, omosessualità e fede nella Chiesa di oggi. L'autore è il catanzarese Marco Angiletti, e la sua uscita fa iscrivere di diritto Michele nell'albo degli "editori coraggiosi". Caro Michele in quest'albo sono iscritto da un pezzo, ma solo per motivi anagrafici, anch'io. Ti debbo dire che mi sta sorgendo il dubbio che "coraggioso" per alcuni è inteso come sinonimo di "stupido"... Altro titolo intrigante è "Dieci misteri certosini", scritto dal giornalista Mirko Tassone; si tratta di un'antologia di tutte le storie, in gran parte bufale, che girano attorno alla Certosa di Serra San Bruno. Vere e proprie leggende metropolitane, tra le quali spicca quella riportata anche dal grande serrese Sharo Gambino che vorrebbe ospite della Certosa il pilota del bombardiere B29, il tristemente celebre Enola Gay, che avrebbe sganciato la bomba atomica su Hiroshima. Ieri mi domandavo di cosa parliamo quando parliamo di cultura, presso lo stand di Falco editore abbiamo trovato una prima risposta.
Franco Arcidiaco

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