sabato 7 gennaio 2017

PATERSON di JIM JARMUSH

Jarmush è il cantore minimalista del cinema americano e in questo suo ultimo film, che è uno tra i più atipici sulla condizione umana mai visti, radicalizza questa sua vena riuscendo a sorprenderci e incantarci. La magistrale delicatezza del suo tocco realizza un film che produce lo stesso effetto dell'ascolto di un disco blues di Robert Johnson o della visione di un quadro di Edward Hopper.
Paterson (interpretato da Adam Driver, arrivato alla grande popolarità l’anno scorso con l’ennesimo capitolo della saga di Guerre Stellari) è un giovane autista di bus dell’omonima cittadina del New Jersey che vive di poesia e ama trascrivere in un taccuino le suggestioni che gli provengono dalla vita quotidiana. Il suo stile di vita è improntato alla più delicata quietudine che lui riversa nella scrittura. Paterson vive la sua, solo apparentemente mediocre, vita quotidiana al fianco della bella e adorata compagna Laura (interpretata dall’attrice e cantautrice iraniana Golshifteh Farahani) e la vive chiaramente nella pienezza della felicità.
Questo stato di felicità da “mondo piccolo” (la citazione di Giovannino Guareschi è d’obbligo, visto che rientro da un soggiorno nella Bassa), tinteggia piccole cose che sembrano niente e sono forse tutto e non viene mai meno nonostante sia palpabile una sottile inquietudine che emerge dall’aleggiare dell’irrefrenabile domanda interiore sul senso profondo dell’esistenza umana.
Paterson si rifugia nella poesia (in realtà le poesie che nel film sono attribuite a Paterson sono di Ron Padgett) sulla quale sospendo il giudizio; debbo dire che più che dalle parti di Raymond Carver (a proposito di minimalismo) mi sono ritrovato da quelle di Marius Marenco di Alto Gradimento. Ma non è questo che importa, qui il ricorso alla poesia ha origine e culmina nel “sublime quotidiano” di scuola buddhista, che mira a raggiungere stati di concentrazione elevata nei quali la ricchezza sensoriale dell’esperienza è rimpiazzata da puro rapimento introspettivo. E può accadere quindi di trovare ispirazione nel minimale feticistico e fatuo, vedi la scatola di fiammiferi marca Ohio Blue Tip oggetto della prima poesia di Paterson-Padgett.
Straordinaria la fotografia, eccezionali montaggio e recitazione. Un film da godere con la stessa leggera quietudine di cui è intrisa la “poesia” del protagonista.

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