venerdì 18 novembre 2016

LA SINDROME DI UNA CERTA SINISTRA CHE LAVORA PER IL RE DI PRUSSIA

La sindrome risale al 1757, quando Charles de Rohan principe di Soubise, condusse le truppe austro-francesi a una disastrosa sconfitta nella battaglia di Rossbach, in Sassonia, contro i prussiani del re Federico II il Grande, e diventò il simbolo di chi si dà da fare inutilmente, a proprio danno o, peggio, a vantaggio della parte avversa. In tempi più recenti la sindrome è degenerata in “bertinottite” con la scellerata decisione di sfiduciare il governo Prodi, spianando la strada al ventennio berlusconiano. Oggi, il comportamento degli oppositori di Renzi dentro il PD, rischia di favorire pericolosamente la tragica vittoria di un Salvini o di un Grillo. Questi “compagni che sbagliano” non vogliono capire che Renzi non è un politico alieno che, per chissà quale artificio, si è appropriato del nostro partito e che bisogna quindi combattere con tutti i mezzi possibili. È il lavoro fatto ieri dai dirigenti del partito che ha portato Renzi alla segreteria e al governo; non esistendo altre forze alternative di sinistra, Renzi è quanto di più progressista si possa avere in Italia in questo momento storico. Come si può mai pensare che pattuglie sbandate di compagni indignati “a prescindere”, possano rappresentare “l’alternativa”? Nessuna analisi, nessun progetto, la solita infima minoranza senza alcuna credibilità e radicamento nelle masse popolari e, soprattutto, senza alcuna possibilità di intercettare le speranze e la forza dei nostri militanti e dei nostri elettori. Le loro parole d’ordine, non a caso, coincidono con quelle dei Cobas e degli autonomi.
Il rischio è, al solito, quello di generare amarezza, scoramento e qualunquismo; è un’azione questa che, per dirla con il politologo Nunzio Mastrolia, sta provocando l’impoverimento del ceto medio che “si è degradato da popolo a folla”, il che vuol dire che attraverso gli strumenti della democrazia diretta si rischia di non esprimere “il volere di un popolo sovrano, ma gli umori, le pulsioni, gli scatti, il muggito della folla”. Tra popolo (demos) e folla (oclos), il rischio è l’avvento di un’oscurantista oclocrazia.
Oggi la vera Sinistra vota Sì al referendum; vota Sì perché la semplificazione del sistema istituzionale è indispensabile; vota Sì perché è giusto che ci sia una sola Camera che dà la fiducia; vota Sì per ridurre drasticamente i costi della politica; vota Sì perché non è pensabile che uno stato moderno ed efficiente cambi governo ogni anno; vota Sì per rendere meno soffocante la burocrazia; vota Sì perchè in Europa questa riforma, se passa, viene letta come la continuazione di un tentativo dell'Italia di riformarsi e questo può aprire le strade a una maggiore flessibilità nei conti, un'azione più spinta verso gli investimenti.
La Sinistra che vota no è la sinistra che gioca a perdere, quella che ha paura di governare che si accontenta delle miserevoli rendite di posizione fornite dal ribellismo viscerale. Alle nostre latitudini poi, esiste una certa sinistra che cerca di confondere le acque dicendo che se vince il Sì vincono le banche e, ironia del destino, in banca ci lavora… che abusa del glorioso simbolo del PCI mentre farebbe meglio a rivolgersi alle amorevoli cure del WWF, e da una patetica pattuglia di presunti militanti dell’Anpi che, in evidente stato confusionale, agitano fantasmi che ormai allignano esclusivamente nelle loro stanche menti.
Franco Arcidiaco

Nessun commento:

Posta un commento