Fidel Castro è stato un grande protagonista della Storia mondiale, la sua morte archivia definitivamente il Novecento e i sogni e le speranze incarnati dai grandi movimenti rivoluzionari. Le controspinte reazionarie hanno avuto la meglio e molte delle conquiste delle rivoluzioni sono state vanificate o addirittura stravolte. La reazione ha molti volti e non tutti violenti, i più efficaci sono subdoli e agiscono con le armi della provocazione e della disinformazione. Oggi non è più tempo di rivoluzioni ma è indispensabile completare l'edificazione della stagione delle riforme. Le forze reazionarie oggi assumono fisionomie populiste ma le armi sono sempre le stesse: provocazione e disinformazione. Sconfiggere la burocrazia e liberare la democrazia dalle sue spire mortali è il grande compito dei riformisti di oggi. La variegata accozzaglia che sostiene il no al prossimo referendum istituzionale è l'emblema del modo di agire della reazione, che si erge addirittura a paladina di una Costituzione che ha sempre oltraggiato e calpestato. Votare Sì è anche questo: liberare l'agire democratico dai lacci e lacciuoli che imbrigliano il rinnovamento e smascherare i conservatori e i reazionari travestiti da populisti.
mercoledì 30 novembre 2016
domenica 20 novembre 2016
MILOSEVIC: IL TRIBUNALE DELL'AJA, DOPO AVERLO UCCISO IN CARCERE, LO SCAGIONA DA OGNI ACCUSA
Il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY) dell'Aia ha stabilito alla fine, che il Presidente jugoslavo e serbo Slobodan Milosevic, non era stato responsabile per i crimini di guerra commessi durante la guerra in Bosnia nel 1992-1995.
Con una sentenza conclusiva, la Camera di primo grado del TPI dell’Aja ha unanimemente sentenziato che Slobodan Milosevic non era parte di una "impresa criminale congiunta" per perseguitare musulmani e croati durante la guerra in Bosnia.
Il giudizio del 24 marzo 2016 afferma che "la Camera ha stabilito che non vi erano prove sufficienti presentate in questo caso, per stabilire che Slobodan Milosevic fosse parte di un progetto per scacciare i musulmani bosniaci e i croati bosniaci dal territorio serbo-bosniaco…”.
I giudici hanno sottolineato che Slobodan Milosevic e Radovan Karadzic avessero all’inizio della guerra, operato per la conservazione della Jugoslavia e che Milosevic era sempre schierato su questa posizione. La Camera del TPI ha stabilito che “… Slobodan Milosevic ha sempre perseguito questo obiettivo ed era contro la secessione della Bosnia-Erzegovina… ".
La Camera ha rilevato che "…la auto proclamazione di sovranità da parte dell'Assemblea della BiH in assenza dei delegati serbo-bosniaci il 15 ottobre 1991, fece precipitare la situazione…", e che Milosevic aveva una posizione cauta circa la costituzione della Republika Srpska come risposta.
La sentenza afferma che nelle comunicazioni intercettate con Radovan Karadzic, "…Milosevic era dubbioso se fosse stato saggio usare ‘un atto illegittimo in risposta ad un altro atto illegittimo’ e messo in discussione la legittimità di formare un'Assemblea serbo bosniaco..."
I giudici hanno anche scoperto che "…Slobodan Milosevic aveva espresso le sue riserve su come un'Assemblea serbo-bosniaco potesse escludere i musulmani che erano 'per la Jugoslavia'..."
Il giudizio osserva che in incontri con i serbi e funzionari serbo bosniaci "…Slobodan Milosevic aveva dichiarato che “ …i membri di altre nazioni ed etnie dovevano essere protetti e che l’' interesse nazionale dei serbi non era la discriminazione...". Inoltre è provato che "…Milosevic aveva sempre ribadito che qualsiasi atto criminale doveva essere combattuto con decisione...".
La Camera di primo grado ha osservato che "…in riunioni private, Milosevic era estremamente arrabbiato con la leadership serbo-bosniaca che voleva respingere il piano Vance-Owen...".E’ stato anche determinato che "…Milosevic ha cercato di ragionare con i serbi bosniaci dicendo che capiva le loro preoccupazioni e ragioni, ma che la cosa più importante era porre fine alla guerra…e incoraggiava per un accordo politico… ". Nel corso di una riunione del Consiglio Supremo di Difesa, Milosevic aveva sottolineato che i leader serbo bosniaci, non avevano il diritto di chiedere più di metà del territorio in Bosnia-Erzegovina, affermando che “…non si deve avere più di ciò che ci appartiene. Poiché, rappresentiamo un terzo della popolazione. [...] Noi non abbiamo diritto a oltre la metà del territorio e non si deve strappare via qualcosa che appartiene a qualcun altro! [...] Come si può immaginare che due terzi della popolazione possano essere stipati nel 30% del territorio, mentre il 50% è troppo poco per voi ?! E' umano, è giusto ?!'… ".
In altri incontri con i funzionari serbi e serbo-bosniaci, la sentenza osserva che Milosevic aveva ripetutamente dichiarato che bisognava porre fine alla guerra e che il più grande errore dei serbo bosniaci era quello di “… cercare una completa sconfitta dei musulmani bosniaci… mentre era necessario ricercare e accettare proposte di pace… ".
“…Vistosamente in silenzio dal marzo 2016, giorno del verdetto dell’Aia, sono il New York Times, il Washington Post, il Los Angeles Times, la CNN e il Times di Londra per citarne solo alcuni, dei giornali partigiani della “democrazia e della giustizia” che hanno partecipato alle campagne contro Slobodan Milosevic e al suo diritto a una "giustizia secondo la legge", come inciso sopra l’ingresso della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Dove sono le voci di Christiane Amanpour della CNN, Roy Gutman e John Burns, che hanno ricevuto un Pulitzer per le loro menzogne e inganni in Bosnia? Dove è Nicholas Burns e il marito della Amanpour James Rubin, che regolarmente sulla CNN vomitavano menzogne contro Milosevic per 8 anni? Dove è Carla Del Ponte, quando c’è bisogno di lei? Dove è Joan Phillips e Charles Lane che hanno avanzato nella loro carriera, con il loro lavoro di propaganda e falsità?
Dove è James Harf PR della Ruder / Finn, che ha incassato milioni di dollari promuovendo menzogne e immaginazioni per i governi croati e bosniaci musulmani? Dov'è Chris Hedges, Charlene Hunter Galt, ciarlatani dei media come Maggie O'Kane della stampa britannica ...
Dove è Tom Post che ha scritto l'articolo infame di prima pagina su Newsweek, circa "50.000 stupri di donne musulmane bosniache"? Dove è Sylvia Poggioli che abilmente ha scritto un saggio di disinformazione nella Relazione Neiman ad Harvard? Dove è John Pomfret del Washington Post che ha sostenuto di aver visto "4.000 uomini e ragazzi di Srebrenica che si erano salvati a Tuzla"?
Dove è David Rohde i cui libri e articoli hanno demonizzato il popolo serbo con grande astuzia? E dove è Carol Williams del Los Angeles Times che ha scritto in un anno il giornalismo più odioso, anti-ortodosso e intriso di dogmatismo cattolico, di quanto la maggior parte dei giornalisti potrebbero fare in un decennio?
E, infine, dove sono creature come Minna Schrag, terza procuratrice americana che è stata in prestito al Tribunale dell'Aja, da uno studio legale di New York, e che ha detto agli studiosi di diritto internazionale che: "…E 'stata una nuova esperienza che deve essere un precedente, di poter decidere prima sulle regole delle prove ed alla procedura, di decisioni prese in conversazioni improvvisate nei corridoi del Tribunale Penale per la Jugoslavia.. "?
Se i media e il sistema giuridico sono questi, corrotti e disonesti, i serbi devono correre ai ripari dalla verità, e hanno diritto di poter disprezzare un mondo…che deliberatamente ha manipolato i fatti per demonizzare il popolo serbo con una colpa collettiva, non visto in Europa dal tempo di Hitler, questi sono mostri che hanno fatto della parola "serba" sinonimo di male, un processo inumano in uso ancora oggi…
Che possano marcire all'inferno per questa orribile farsa legale, la Madeleine Albright, il direttore di scena, che dovrebbe essere in piedi sul banco degli imputati all'Aja, insieme con il generale Wesley Clark e William Jefferson Clinton….”…Si chiede su beoforum, W. Dorich
Milosevic non colpevole. M. Albright colpevole di una impresa criminale
(W. Dorich è un autore di numerosi libri sulla storia dei Balcani)
“ …Non sono qui davanti ad un Tribunale illegittimo e illegale, che non riconosco, per difendere Slobodan Milosevic, ma solo per difendere la Jugoslavia e la dignità del popolo serbo, e con essi la verità e la giustizia dei popoli, contro l’arroganza e l’arbitrio dei potenti della terra, che hanno devastato e distrutto il mio paese, e umiliato il mio popolo…”. ( S. Milosevic, L’)
Slobodan Milosevic, prima di morire ha dovuto trascorrere gli ultimi cinque anni della sua vita in carcere, difendendo caparbiamente se stesso e la Serbia dalle false accuse di crimini di guerra nel corso di una guerra, che ora rivelano, stava cercando di fermare. Le accuse più gravi che Milosevic ha dovuto affrontare, tra cui l'accusa di genocidio, erano tutte in relazione alla Bosnia. Ora, dieci anni dopo la sua morte, il TPI dell’Aja ha ammesso che non era colpevole.
Il 30 ottobre 2005 lo stesso Milosevic aveva osservato con grande realismo: “…se questo Tribunale per quanto illegale, riesce anche a ignorare le falsità clamorose contenute negli atti di incriminazione… tanto vale che leggiate la sentenza contro di me, la sentenza che siete stati istruiti ad emettere… Se la Corte non si rende conto dell’assurdità del rinvio a giudizio letto ieri in aula, dove si sostiene che la Jugoslavia non è stata vittima di un attacco della NATO, ma ha aggredito sé stessa, è consigliabile risparmiare tempo e passare direttamente alla sentenza. Leggetela e non mi annoiate…”.
Il TPI ha cercato di non pubblicizzare il fatto che Milosevic era stato giudicato estraneo a crimini di guerra ed alla loro pianificazione. Il Tribunale confidava che le 1.303 pagine riguardanti il presidente jugoslavo e serbo, sepolte tra le 2.590 pagine del verdetto Karadzic, sarebbero rimaste ignorate. Infatti è stato solo grazie a siti serbi e russi, e ad una delle poche eccezioni in occidente, rappresentata dal sito del giornale inglese The Guardian, che questa notizia si è diffusa a livello internazionale.
Occorre ricordare che Slobodan Milosevic è morto per un attacco di cuore appena due settimane dopo che il Tribunale gli aveva negato la sua richiesta di sottoporsi ad un intervento chirurgico al cuore in Russia. E’ stato trovato morto nella sua cella, meno di 72 ore dopo che il suo avvocato aveva consegnato una lettera al Ministero degli Esteri russo in cui denunciava il timore di essere stato avvelenato.
Il rapporto ufficiale del Tribunale sulla motivazione circa la morte, ha confermato che " nel campione di sangue prelevato da Milosevic il 12 gennaio 2006, era stato trovato del Rifamicin (un farmaco non prescritto per le sue cure), e che per intoppi burocratici non era stato comunicato a Milosevic fino al 3 marzo 2006. La presenza di Rifamicin nel sangue di Milosevic avrebbe contrastato il farmaco per l’alta pressione del sangue che egli stava prendendo, aumentando così il rischio di attacco di cuore che alla fine l'ha ucciso.
Il TPI non ha mai effettuato alcuna indagine adeguata ed indipendente, sulle reali cause della morte del presidente Milosevic, i risultati delle indagini interne svolte dal tribunale stesso, sono state bocciate con una riserva della Russia nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, basata su una serie di accertamenti medici, dove è chiaro che al Presidente Milosevic è stato rifiutato un trattamento adeguato, quando a causa della sua malattia, la sua vita era gravemente a rischio, e quindi, che il Tribunale abbia commesso almeno un omicidio giudiziario.
Molti esperti e studiosi internazionali hanno denunciato tutto questo, come un disegno che potenti interessi geopolitici preferivano non far arrivare vivo Milosevic alla fine del suo processo, con la possibilità che finisse assolto e le loro criminali menzogne rivelate. Intercettazioni prese al Dipartimento di Stato USA svelate da Wikileaks, confermano che il Tribunale dell’Aja ha discusso lo stato di salute di Milosevic e le sue cartelle cliniche, con il personale dell'ambasciata degli Stati Uniti all'Aia senza informare nessuno. Perché?
E ORA? Tralasciando alle loro miserie morali e professionali i disinformatori di professione al servizio dei potenti e delle logiche imperialiste occidentali…., cosa faranno i disinformatori sempre opportunamente schierati in linea con il “politicamente corretto” e i disinformatori in buona fede, solo perché “ignoranti”, cioè ignoravano atti e fatti ma sentenziavano e aizzavano contro “Hitler Milosevic”, il “ macellaio dei balcani”, il “criminale genocida”, demonizzandolo come un mostro, diffondendo falsità, menzogne, infamità. Migliaia di giornalisti, politici, esponenti di ONG falsamente umanitarie, pacifinti e utili idioti.
Tutti costoro che sui media sono stati giudici, giuria e boia di Slobodan Milosevic… ORA, CHIEDERANNO SCUSA? Avranno un sussulto etico morale e di coscienza? Abbasseranno il capo e con onestà intellettuale renderanno onore alle centinaia di migliaia di vittime della guerra di Bosnia, si indigneranno per essere stati usati dalla propaganda mediatica di guerra, contribuendo informativamente e oggettivamente alle tragedie e al dolore subito dai popoli di bosniaci e per tutto lo spargimento di sangue in Bosnia? E al popolo serbo e jugoslavo, che, come conseguenza ha subito un criminale embargo e sanzioni durate anni, che hanno immiserito e devastato socialmente e umanamente la propria gente? Staremo a vedere.
Egli è morto lontano dalla sua terra, dal suo paese, dai suoi affetti più cari, dal suo popolo, che solo fino a poche ore prima, aveva ancora fermamente e orgogliosamente difeso dalle menzogne e falsità dei padroni del mondo.
Egli resterà come un simbolo storico del suo popolo, un simbolo di difesa della libertà, della verità, della giustizia, del socialismo serbo e jugoslavo; di difesa dell’indipendenza e dignità nazionali, della resistenza dei popoli all’arroganza e al nuovo fascismo dell’imperialismo.
Un simbolo di onore e dignità, di cui ogni serbo e ogni jugoslavo di oggi e delle future generazioni potrà sempre esserne fiero, potendo guardare chiunque negli occhi con orgoglio, e a testa alta di fronte al mondo ed alla storia.
Cercavano e avrebbero voluto un uomo implorante, supino, arreso e vinto, avrebbero voluto un mercante pronto a barattare la propria vita e la propria storia per una manciata di dollari o euro, o un brandello di futuro. Ma si sono trovati davanti un gigante, un patriota e un combattente fiero e in piedi di fronte a loro, che li ha fronteggiati senza tregua e timori, …e hanno perso, loro.
“…Io sono il vincitore morale! – ha detto Milosevic all’Aia il 30 ottobre 2001. Io sono fiero di ogni cosa da me fatta, perché sempre fatta per il mio popolo ed il mio paese, ed in modo onesto. Io ho solo esercitato il diritto di ogni cittadino a difendere il proprio paese, e questo è il vero motivo per cui mi hanno illegalmente arrestato. Se voi state cercando dei criminali di guerra l’indirizzo non è qui a Scheveningen (il carcere olandese dov’era detenuto, Ndt) ma al Quartier Generale della Nato e nelle capitali occidentali, dove è stata pianificata la distruzione del mio paese, la Jugoslavia, e del mio popolo…. Noi non abbiamo attaccato o aggredito nessuno, ma ci hanno costretto a combattere a casa nostra, per difendere il nostro paese e la nostra terra…
Questo abbiamo fatto e lo rifaremmo perché questa non è un’infamia ma un onore per qualsiasi popolo e uomo…”.
(Slobodan Milosevic 30/08/2001)
A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia – Agosto 2016
Alla luce di quanto accaduto, si vogliono riportare in evidenza due articoli scritti tempo addietro, ma utili all’informazione:
Presidente Slobodan Milosevic, Ad Memoriam, Enrico Vigna
Slobodan Milosevic era nato il 20 agosto 1941 a Pozarevac, Serbia. Sì è laureato in Legge all’università di Belgrado nel 1964.Fu prima militante e poi dirigente della Lega dei Comunisti della Jugoslavia e poi del Partito Socialista di Serbia, di cui fu tra i fondatori. A partire dagli anni ottanta era considerato uno dei migliori e più capaci amministratori e funzionari dello Stato della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia.Nell’Aprile 1984 fu nominato Segretario della Federazione di Belgrado della Lega dei Comunisti; dal Maggio 1986 al Maggio 1989 fu presidente del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti e al primo Congresso del Partito Socialista di Serbia nel Luglio 1990 venne eletto Presidente del Partito, che era nato dall’unificazione della Lega dei Comunisti e dall’Unione degli operai e dei socialisti della Serbia.
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=854:presidente-slobodan-milosevic-ad-memoriam&catid
11 Marzo 2006, Slobodan Milosevic fatto morire dal Tribunale Penale Internazionale della Nato all'Aja
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=853:11-marzo-2016-noi-non-dimentichiamo&catid
Con una sentenza conclusiva, la Camera di primo grado del TPI dell’Aja ha unanimemente sentenziato che Slobodan Milosevic non era parte di una "impresa criminale congiunta" per perseguitare musulmani e croati durante la guerra in Bosnia.
Il giudizio del 24 marzo 2016 afferma che "la Camera ha stabilito che non vi erano prove sufficienti presentate in questo caso, per stabilire che Slobodan Milosevic fosse parte di un progetto per scacciare i musulmani bosniaci e i croati bosniaci dal territorio serbo-bosniaco…”.
I giudici hanno sottolineato che Slobodan Milosevic e Radovan Karadzic avessero all’inizio della guerra, operato per la conservazione della Jugoslavia e che Milosevic era sempre schierato su questa posizione. La Camera del TPI ha stabilito che “… Slobodan Milosevic ha sempre perseguito questo obiettivo ed era contro la secessione della Bosnia-Erzegovina… ".
La Camera ha rilevato che "…la auto proclamazione di sovranità da parte dell'Assemblea della BiH in assenza dei delegati serbo-bosniaci il 15 ottobre 1991, fece precipitare la situazione…", e che Milosevic aveva una posizione cauta circa la costituzione della Republika Srpska come risposta.
La sentenza afferma che nelle comunicazioni intercettate con Radovan Karadzic, "…Milosevic era dubbioso se fosse stato saggio usare ‘un atto illegittimo in risposta ad un altro atto illegittimo’ e messo in discussione la legittimità di formare un'Assemblea serbo bosniaco..."
I giudici hanno anche scoperto che "…Slobodan Milosevic aveva espresso le sue riserve su come un'Assemblea serbo-bosniaco potesse escludere i musulmani che erano 'per la Jugoslavia'..."
Il giudizio osserva che in incontri con i serbi e funzionari serbo bosniaci "…Slobodan Milosevic aveva dichiarato che “ …i membri di altre nazioni ed etnie dovevano essere protetti e che l’' interesse nazionale dei serbi non era la discriminazione...". Inoltre è provato che "…Milosevic aveva sempre ribadito che qualsiasi atto criminale doveva essere combattuto con decisione...".
La Camera di primo grado ha osservato che "…in riunioni private, Milosevic era estremamente arrabbiato con la leadership serbo-bosniaca che voleva respingere il piano Vance-Owen...".E’ stato anche determinato che "…Milosevic ha cercato di ragionare con i serbi bosniaci dicendo che capiva le loro preoccupazioni e ragioni, ma che la cosa più importante era porre fine alla guerra…e incoraggiava per un accordo politico… ". Nel corso di una riunione del Consiglio Supremo di Difesa, Milosevic aveva sottolineato che i leader serbo bosniaci, non avevano il diritto di chiedere più di metà del territorio in Bosnia-Erzegovina, affermando che “…non si deve avere più di ciò che ci appartiene. Poiché, rappresentiamo un terzo della popolazione. [...] Noi non abbiamo diritto a oltre la metà del territorio e non si deve strappare via qualcosa che appartiene a qualcun altro! [...] Come si può immaginare che due terzi della popolazione possano essere stipati nel 30% del territorio, mentre il 50% è troppo poco per voi ?! E' umano, è giusto ?!'… ".
In altri incontri con i funzionari serbi e serbo-bosniaci, la sentenza osserva che Milosevic aveva ripetutamente dichiarato che bisognava porre fine alla guerra e che il più grande errore dei serbo bosniaci era quello di “… cercare una completa sconfitta dei musulmani bosniaci… mentre era necessario ricercare e accettare proposte di pace… ".
“…Vistosamente in silenzio dal marzo 2016, giorno del verdetto dell’Aia, sono il New York Times, il Washington Post, il Los Angeles Times, la CNN e il Times di Londra per citarne solo alcuni, dei giornali partigiani della “democrazia e della giustizia” che hanno partecipato alle campagne contro Slobodan Milosevic e al suo diritto a una "giustizia secondo la legge", come inciso sopra l’ingresso della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Dove sono le voci di Christiane Amanpour della CNN, Roy Gutman e John Burns, che hanno ricevuto un Pulitzer per le loro menzogne e inganni in Bosnia? Dove è Nicholas Burns e il marito della Amanpour James Rubin, che regolarmente sulla CNN vomitavano menzogne contro Milosevic per 8 anni? Dove è Carla Del Ponte, quando c’è bisogno di lei? Dove è Joan Phillips e Charles Lane che hanno avanzato nella loro carriera, con il loro lavoro di propaganda e falsità?
Dove è James Harf PR della Ruder / Finn, che ha incassato milioni di dollari promuovendo menzogne e immaginazioni per i governi croati e bosniaci musulmani? Dov'è Chris Hedges, Charlene Hunter Galt, ciarlatani dei media come Maggie O'Kane della stampa britannica ...
Dove è Tom Post che ha scritto l'articolo infame di prima pagina su Newsweek, circa "50.000 stupri di donne musulmane bosniache"? Dove è Sylvia Poggioli che abilmente ha scritto un saggio di disinformazione nella Relazione Neiman ad Harvard? Dove è John Pomfret del Washington Post che ha sostenuto di aver visto "4.000 uomini e ragazzi di Srebrenica che si erano salvati a Tuzla"?
Dove è David Rohde i cui libri e articoli hanno demonizzato il popolo serbo con grande astuzia? E dove è Carol Williams del Los Angeles Times che ha scritto in un anno il giornalismo più odioso, anti-ortodosso e intriso di dogmatismo cattolico, di quanto la maggior parte dei giornalisti potrebbero fare in un decennio?
E, infine, dove sono creature come Minna Schrag, terza procuratrice americana che è stata in prestito al Tribunale dell'Aja, da uno studio legale di New York, e che ha detto agli studiosi di diritto internazionale che: "…E 'stata una nuova esperienza che deve essere un precedente, di poter decidere prima sulle regole delle prove ed alla procedura, di decisioni prese in conversazioni improvvisate nei corridoi del Tribunale Penale per la Jugoslavia.. "?
Se i media e il sistema giuridico sono questi, corrotti e disonesti, i serbi devono correre ai ripari dalla verità, e hanno diritto di poter disprezzare un mondo…che deliberatamente ha manipolato i fatti per demonizzare il popolo serbo con una colpa collettiva, non visto in Europa dal tempo di Hitler, questi sono mostri che hanno fatto della parola "serba" sinonimo di male, un processo inumano in uso ancora oggi…
Che possano marcire all'inferno per questa orribile farsa legale, la Madeleine Albright, il direttore di scena, che dovrebbe essere in piedi sul banco degli imputati all'Aja, insieme con il generale Wesley Clark e William Jefferson Clinton….”…Si chiede su beoforum, W. Dorich
Milosevic non colpevole. M. Albright colpevole di una impresa criminale
(W. Dorich è un autore di numerosi libri sulla storia dei Balcani)
“ …Non sono qui davanti ad un Tribunale illegittimo e illegale, che non riconosco, per difendere Slobodan Milosevic, ma solo per difendere la Jugoslavia e la dignità del popolo serbo, e con essi la verità e la giustizia dei popoli, contro l’arroganza e l’arbitrio dei potenti della terra, che hanno devastato e distrutto il mio paese, e umiliato il mio popolo…”. ( S. Milosevic, L’)
Slobodan Milosevic, prima di morire ha dovuto trascorrere gli ultimi cinque anni della sua vita in carcere, difendendo caparbiamente se stesso e la Serbia dalle false accuse di crimini di guerra nel corso di una guerra, che ora rivelano, stava cercando di fermare. Le accuse più gravi che Milosevic ha dovuto affrontare, tra cui l'accusa di genocidio, erano tutte in relazione alla Bosnia. Ora, dieci anni dopo la sua morte, il TPI dell’Aja ha ammesso che non era colpevole.
Il 30 ottobre 2005 lo stesso Milosevic aveva osservato con grande realismo: “…se questo Tribunale per quanto illegale, riesce anche a ignorare le falsità clamorose contenute negli atti di incriminazione… tanto vale che leggiate la sentenza contro di me, la sentenza che siete stati istruiti ad emettere… Se la Corte non si rende conto dell’assurdità del rinvio a giudizio letto ieri in aula, dove si sostiene che la Jugoslavia non è stata vittima di un attacco della NATO, ma ha aggredito sé stessa, è consigliabile risparmiare tempo e passare direttamente alla sentenza. Leggetela e non mi annoiate…”.
Il TPI ha cercato di non pubblicizzare il fatto che Milosevic era stato giudicato estraneo a crimini di guerra ed alla loro pianificazione. Il Tribunale confidava che le 1.303 pagine riguardanti il presidente jugoslavo e serbo, sepolte tra le 2.590 pagine del verdetto Karadzic, sarebbero rimaste ignorate. Infatti è stato solo grazie a siti serbi e russi, e ad una delle poche eccezioni in occidente, rappresentata dal sito del giornale inglese The Guardian, che questa notizia si è diffusa a livello internazionale.
Occorre ricordare che Slobodan Milosevic è morto per un attacco di cuore appena due settimane dopo che il Tribunale gli aveva negato la sua richiesta di sottoporsi ad un intervento chirurgico al cuore in Russia. E’ stato trovato morto nella sua cella, meno di 72 ore dopo che il suo avvocato aveva consegnato una lettera al Ministero degli Esteri russo in cui denunciava il timore di essere stato avvelenato.
Il rapporto ufficiale del Tribunale sulla motivazione circa la morte, ha confermato che " nel campione di sangue prelevato da Milosevic il 12 gennaio 2006, era stato trovato del Rifamicin (un farmaco non prescritto per le sue cure), e che per intoppi burocratici non era stato comunicato a Milosevic fino al 3 marzo 2006. La presenza di Rifamicin nel sangue di Milosevic avrebbe contrastato il farmaco per l’alta pressione del sangue che egli stava prendendo, aumentando così il rischio di attacco di cuore che alla fine l'ha ucciso.
Il TPI non ha mai effettuato alcuna indagine adeguata ed indipendente, sulle reali cause della morte del presidente Milosevic, i risultati delle indagini interne svolte dal tribunale stesso, sono state bocciate con una riserva della Russia nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, basata su una serie di accertamenti medici, dove è chiaro che al Presidente Milosevic è stato rifiutato un trattamento adeguato, quando a causa della sua malattia, la sua vita era gravemente a rischio, e quindi, che il Tribunale abbia commesso almeno un omicidio giudiziario.
Molti esperti e studiosi internazionali hanno denunciato tutto questo, come un disegno che potenti interessi geopolitici preferivano non far arrivare vivo Milosevic alla fine del suo processo, con la possibilità che finisse assolto e le loro criminali menzogne rivelate. Intercettazioni prese al Dipartimento di Stato USA svelate da Wikileaks, confermano che il Tribunale dell’Aja ha discusso lo stato di salute di Milosevic e le sue cartelle cliniche, con il personale dell'ambasciata degli Stati Uniti all'Aia senza informare nessuno. Perché?
E ORA? Tralasciando alle loro miserie morali e professionali i disinformatori di professione al servizio dei potenti e delle logiche imperialiste occidentali…., cosa faranno i disinformatori sempre opportunamente schierati in linea con il “politicamente corretto” e i disinformatori in buona fede, solo perché “ignoranti”, cioè ignoravano atti e fatti ma sentenziavano e aizzavano contro “Hitler Milosevic”, il “ macellaio dei balcani”, il “criminale genocida”, demonizzandolo come un mostro, diffondendo falsità, menzogne, infamità. Migliaia di giornalisti, politici, esponenti di ONG falsamente umanitarie, pacifinti e utili idioti.
Tutti costoro che sui media sono stati giudici, giuria e boia di Slobodan Milosevic… ORA, CHIEDERANNO SCUSA? Avranno un sussulto etico morale e di coscienza? Abbasseranno il capo e con onestà intellettuale renderanno onore alle centinaia di migliaia di vittime della guerra di Bosnia, si indigneranno per essere stati usati dalla propaganda mediatica di guerra, contribuendo informativamente e oggettivamente alle tragedie e al dolore subito dai popoli di bosniaci e per tutto lo spargimento di sangue in Bosnia? E al popolo serbo e jugoslavo, che, come conseguenza ha subito un criminale embargo e sanzioni durate anni, che hanno immiserito e devastato socialmente e umanamente la propria gente? Staremo a vedere.
Egli è morto lontano dalla sua terra, dal suo paese, dai suoi affetti più cari, dal suo popolo, che solo fino a poche ore prima, aveva ancora fermamente e orgogliosamente difeso dalle menzogne e falsità dei padroni del mondo.
Egli resterà come un simbolo storico del suo popolo, un simbolo di difesa della libertà, della verità, della giustizia, del socialismo serbo e jugoslavo; di difesa dell’indipendenza e dignità nazionali, della resistenza dei popoli all’arroganza e al nuovo fascismo dell’imperialismo.
Un simbolo di onore e dignità, di cui ogni serbo e ogni jugoslavo di oggi e delle future generazioni potrà sempre esserne fiero, potendo guardare chiunque negli occhi con orgoglio, e a testa alta di fronte al mondo ed alla storia.
Cercavano e avrebbero voluto un uomo implorante, supino, arreso e vinto, avrebbero voluto un mercante pronto a barattare la propria vita e la propria storia per una manciata di dollari o euro, o un brandello di futuro. Ma si sono trovati davanti un gigante, un patriota e un combattente fiero e in piedi di fronte a loro, che li ha fronteggiati senza tregua e timori, …e hanno perso, loro.
“…Io sono il vincitore morale! – ha detto Milosevic all’Aia il 30 ottobre 2001. Io sono fiero di ogni cosa da me fatta, perché sempre fatta per il mio popolo ed il mio paese, ed in modo onesto. Io ho solo esercitato il diritto di ogni cittadino a difendere il proprio paese, e questo è il vero motivo per cui mi hanno illegalmente arrestato. Se voi state cercando dei criminali di guerra l’indirizzo non è qui a Scheveningen (il carcere olandese dov’era detenuto, Ndt) ma al Quartier Generale della Nato e nelle capitali occidentali, dove è stata pianificata la distruzione del mio paese, la Jugoslavia, e del mio popolo…. Noi non abbiamo attaccato o aggredito nessuno, ma ci hanno costretto a combattere a casa nostra, per difendere il nostro paese e la nostra terra…
Questo abbiamo fatto e lo rifaremmo perché questa non è un’infamia ma un onore per qualsiasi popolo e uomo…”.
(Slobodan Milosevic 30/08/2001)
A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia – Agosto 2016
Alla luce di quanto accaduto, si vogliono riportare in evidenza due articoli scritti tempo addietro, ma utili all’informazione:
Presidente Slobodan Milosevic, Ad Memoriam, Enrico Vigna
Slobodan Milosevic era nato il 20 agosto 1941 a Pozarevac, Serbia. Sì è laureato in Legge all’università di Belgrado nel 1964.Fu prima militante e poi dirigente della Lega dei Comunisti della Jugoslavia e poi del Partito Socialista di Serbia, di cui fu tra i fondatori. A partire dagli anni ottanta era considerato uno dei migliori e più capaci amministratori e funzionari dello Stato della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia.Nell’Aprile 1984 fu nominato Segretario della Federazione di Belgrado della Lega dei Comunisti; dal Maggio 1986 al Maggio 1989 fu presidente del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti e al primo Congresso del Partito Socialista di Serbia nel Luglio 1990 venne eletto Presidente del Partito, che era nato dall’unificazione della Lega dei Comunisti e dall’Unione degli operai e dei socialisti della Serbia.
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=854:presidente-slobodan-milosevic-ad-memoriam&catid
11 Marzo 2006, Slobodan Milosevic fatto morire dal Tribunale Penale Internazionale della Nato all'Aja
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venerdì 18 novembre 2016
LA SINDROME DI UNA CERTA SINISTRA CHE LAVORA PER IL RE DI PRUSSIA
La sindrome risale al 1757, quando Charles de Rohan principe di Soubise, condusse le truppe austro-francesi a una disastrosa sconfitta nella battaglia di Rossbach, in Sassonia, contro i prussiani del re Federico II il Grande, e diventò il simbolo di chi si dà da fare inutilmente, a proprio danno o, peggio, a vantaggio della parte avversa. In tempi più recenti la sindrome è degenerata in “bertinottite” con la scellerata decisione di sfiduciare il governo Prodi, spianando la strada al ventennio berlusconiano. Oggi, il comportamento degli oppositori di Renzi dentro il PD, rischia di favorire pericolosamente la tragica vittoria di un Salvini o di un Grillo. Questi “compagni che sbagliano” non vogliono capire che Renzi non è un politico alieno che, per chissà quale artificio, si è appropriato del nostro partito e che bisogna quindi combattere con tutti i mezzi possibili. È il lavoro fatto ieri dai dirigenti del partito che ha portato Renzi alla segreteria e al governo; non esistendo altre forze alternative di sinistra, Renzi è quanto di più progressista si possa avere in Italia in questo momento storico. Come si può mai pensare che pattuglie sbandate di compagni indignati “a prescindere”, possano rappresentare “l’alternativa”? Nessuna analisi, nessun progetto, la solita infima minoranza senza alcuna credibilità e radicamento nelle masse popolari e, soprattutto, senza alcuna possibilità di intercettare le speranze e la forza dei nostri militanti e dei nostri elettori. Le loro parole d’ordine, non a caso, coincidono con quelle dei Cobas e degli autonomi.
Il rischio è, al solito, quello di generare amarezza, scoramento e qualunquismo; è un’azione questa che, per dirla con il politologo Nunzio Mastrolia, sta provocando l’impoverimento del ceto medio che “si è degradato da popolo a folla”, il che vuol dire che attraverso gli strumenti della democrazia diretta si rischia di non esprimere “il volere di un popolo sovrano, ma gli umori, le pulsioni, gli scatti, il muggito della folla”. Tra popolo (demos) e folla (oclos), il rischio è l’avvento di un’oscurantista oclocrazia.
Oggi la vera Sinistra vota Sì al referendum; vota Sì perché la semplificazione del sistema istituzionale è indispensabile; vota Sì perché è giusto che ci sia una sola Camera che dà la fiducia; vota Sì per ridurre drasticamente i costi della politica; vota Sì perché non è pensabile che uno stato moderno ed efficiente cambi governo ogni anno; vota Sì per rendere meno soffocante la burocrazia; vota Sì perchè in Europa questa riforma, se passa, viene letta come la continuazione di un tentativo dell'Italia di riformarsi e questo può aprire le strade a una maggiore flessibilità nei conti, un'azione più spinta verso gli investimenti.
La Sinistra che vota no è la sinistra che gioca a perdere, quella che ha paura di governare che si accontenta delle miserevoli rendite di posizione fornite dal ribellismo viscerale. Alle nostre latitudini poi, esiste una certa sinistra che cerca di confondere le acque dicendo che se vince il Sì vincono le banche e, ironia del destino, in banca ci lavora… che abusa del glorioso simbolo del PCI mentre farebbe meglio a rivolgersi alle amorevoli cure del WWF, e da una patetica pattuglia di presunti militanti dell’Anpi che, in evidente stato confusionale, agitano fantasmi che ormai allignano esclusivamente nelle loro stanche menti.
Franco Arcidiaco
Il rischio è, al solito, quello di generare amarezza, scoramento e qualunquismo; è un’azione questa che, per dirla con il politologo Nunzio Mastrolia, sta provocando l’impoverimento del ceto medio che “si è degradato da popolo a folla”, il che vuol dire che attraverso gli strumenti della democrazia diretta si rischia di non esprimere “il volere di un popolo sovrano, ma gli umori, le pulsioni, gli scatti, il muggito della folla”. Tra popolo (demos) e folla (oclos), il rischio è l’avvento di un’oscurantista oclocrazia.
Oggi la vera Sinistra vota Sì al referendum; vota Sì perché la semplificazione del sistema istituzionale è indispensabile; vota Sì perché è giusto che ci sia una sola Camera che dà la fiducia; vota Sì per ridurre drasticamente i costi della politica; vota Sì perché non è pensabile che uno stato moderno ed efficiente cambi governo ogni anno; vota Sì per rendere meno soffocante la burocrazia; vota Sì perchè in Europa questa riforma, se passa, viene letta come la continuazione di un tentativo dell'Italia di riformarsi e questo può aprire le strade a una maggiore flessibilità nei conti, un'azione più spinta verso gli investimenti.
La Sinistra che vota no è la sinistra che gioca a perdere, quella che ha paura di governare che si accontenta delle miserevoli rendite di posizione fornite dal ribellismo viscerale. Alle nostre latitudini poi, esiste una certa sinistra che cerca di confondere le acque dicendo che se vince il Sì vincono le banche e, ironia del destino, in banca ci lavora… che abusa del glorioso simbolo del PCI mentre farebbe meglio a rivolgersi alle amorevoli cure del WWF, e da una patetica pattuglia di presunti militanti dell’Anpi che, in evidente stato confusionale, agitano fantasmi che ormai allignano esclusivamente nelle loro stanche menti.
Franco Arcidiaco
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