lunedì 24 febbraio 2014

"E' LA STAMPA, BELLEZZA! LA STAMPA! E TU NON CI PUOI FAR NIENTE! NIENTE!" (Neanche in Calabria)

"L'ultima minaccia" è un film del 1952 girato da Richard Brooks.
Il titolo originale "Deadline" è, al solito, molto più pertinente. In inglese vuol dire “scadenza” e nel gergo giornalistico indica il termine ultimo di chiusura del giornale che deve andare in stampa. Non è un film famosissimo, ma alzi la mano chi non ha mai sentito la battuta: “E’ la stampa, bellezza!”. A pronunciarla nell’ultima scena del film, mentre alle sue spalle gira trionfante e inarrestabile la rotativa, è un Humphrey Bogart 54enne, all’apice della carriera. Siamo infatti nel 1952 e il regista Richard Brooks, uno degli autori più liberal di Hollywood, affida al grande attore la parte di Ed Hutchinson, direttore del giornale “The day” di New York. La storia è quanto mai attuale: il giornale sta per essere venduto alla concorrenza dagli eredi del fondatore. Bogart si oppone con tutte le forze perché è chiaro che il giornale sarà snaturato. Allo stesso tempo, spinge un suo redattore a indagare su un boss della malavita che una commissione d'inchiesta ha appena assolto. Il gangster prima prova a corrompere Hutchinson e poi lo minaccia. Sempre invano. Bogart/Hutchinson è un uomo deluso dalla vita, perdutamente innamorato della ex moglie e del proprio mestiere, ma la sua vita privata è un disastro. Provvidenziale arriva il colpo di scena: la madre di una ragazza assassinata dal boss, consegna ad Hutchinson il diario contenente le prove che lo incastrano. E’ la scena più bella del film: l’anziana donna consegna il diario al giornale e non alla polizia, perché è leggendo il “Day” che ha imparato a essere una buona cittadina. È l’esaltazione del valore civile del giornalismo indipendente.
È l’ultimo giorno di vita del giornale. Che farà Bogart/Hutchinson? Pubblicherà o no il diario sull’ultimo numero del giornale? Assolverà il dovere di cronista o penserà a salvarsi la vita? Se avete capito lo spirito del film, avete già la risposta. Quella battuta: “E’ la stampa, bellezza. E non puoi farci niente!”, è diventata in tutto il mondo il simbolo del giornalismo inteso come contropotere, come “watchdog”, “cane da guardia”.
Bene, tutto questo in Calabria, tra la totale indifferenza dei media nazionali, ieri è stato completamente ribaltato. La rotativa è stata bloccata, un coraggioso e indipendente direttore, Luciano Regolo, ha avuto la sorpresa di non trovare in edicola il suo giornale "L'Ora della Calabria". Regolo durante la notte aveva sentito il suo editore pronunciare una frase altrettanto fatidica: "Il cinghiale quando viene ferito ammazza tutti". Il giornale bloccato riportava in esclusiva la notizia che il rampollo del senatore Tonino Gentile, uno degli uomini più in vista del centrodestra calabrese, era rimasto invischiato in una brutta storia di corruzione e di malaffare. La FNSI e il Sindacato giornalisti della Calabria hanno giustamente affermato che l'episodio "getta una luce sinistra sui processi dell'informazione nella regione". Con questo gravissimo, enorme episodio, la Calabria, se possibile, ha toccato ieri il punto più basso della sua storia millenaria. Sommersi dalla spazzatura, dal degrado sociale e civile, dalla malasanità, dalla peggiore politica affaristica e cinica e dalla criminalità più efficiente del mondo, assistiamo oggi all’attacco contro quella libertà di stampa che è il termometro del livello di democrazia di una società moderna.
Franco Arcidiaco




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