lunedì 16 dicembre 2013

E SE ATTORNO AL TAVOLO DELLE FRITTOLE TROVASSI UN LIGRESTI?

Dice bene Aldo Varano su "L'Ora della Calabria" di oggi: la criminalità non è una piaga che riguarda solo il Mezzogiorno. Questa riflessione nasce osservando la distribuzione degli incarichi all'interno della segreteria politica di Matteo Renzi; l'assegnazione all'ottima Pina Picierno della doppia delega denominata "Legalità e Sud" è, infatti, chiaramente rivelatrice di un retropensiero che tende ad assimilare i due aspetti. Il messaggio, e vogliamo sperare che si tratti solo di un infortunio e non di una scelta meditata, è devastante: anche Matteo Renzi, il nuovo che avanza, tende a ridurre la Questione Meridionale a mera questione criminale. Buona parte del Paese e della vera sinistra italiana hanno affidato grandi aspettative e speranze a Renzi, ma la delusione sarebbe proporzionale alle aspettative se il nuovo PD non provvedesse subito a mettere in agenda il problema del Sud per farlo ripartire con, per usare ancora le parole di Varano, "strategie di innovazione e modernità che esaltino potenzialità, culture e vocazioni del suo territorio". Per quanto riguarda l'argomento legalità ci vuol poco, invece, a capire che si tratta di un problema di dimensioni nazionali (per non dire planetarie); il terreno di coltura della 'ndrangheta, e di tutta la criminalità organizzata, è il mondo degli affari, folle sarebbe, quindi, pensare di affrontare il problema rincorrendo i pastori di Platì e San Luca piuttosto che i fighetti di piazza San Babila. La nuova politica non deve fare lo stesso errore della magistratura, la quale in questi anni ha tentato di colmare il vuoto teorico ed operativo dei governi con un iperattivismo viziato da protagonismo narcisista. Non servono magistar, ma magistrati operativi, coraggiosi e liberi da ogni forma di condizionamento; quando Giovanni Falcone decise di affrontare seriamente il problema mafia a Palermo, si isolò dal resto del mondo e si rinchiuse dentro una caserma della guardia di finanza, lavorando instancabilmente giorno e notte rifuggendo telecamere e salotti televisivi. La lotta alla criminalità in Italia è ancora ferma al mito di Osso, Mastrosso e Carcagnosso e in Calabria c'è ancora chi crede seriamente che il capo della 'ndrangheta sia uno sfigato ultraottantenne arrestato mentre trasportava la frutta in motoape. Da Matteo Renzi e la sua squadra ci aspettiamo un intervento a 360 gradi che affronti radicalmente il problema criminalità organizzata sin dagli aspetti etimologici. Rivoluzionario sarebbe mettere al bando i termini mafia, 'ndrangheta e camorra che, anche grazie a certa pubblicistica perversa, rivestono un aspetto di sacralità che attrae morbosamente le fasce più ignoranti della popolazione. Altrettanto rivoluzionario sarebbe mettere al bando le associazioni antimafia e staccare le stellette dal petto dei professionisti del settore. In una società finalmente normale la legalità è una condizione naturale e non deve esistere commistione di ruoli tra carriere e professioni. La stessa abusata teoria dell'Area grigia deve essere riportata su un terreno sociologico e non giudiziario; non è possibile pretendere che un cittadino debba essere costretto a chiedere il certificato antimafia al meccanico a cui intende affidare la riparazione della sua vettura. Sarebbe interessante che qualcuno spiegasse ai cittadini se è più grave mangiare le frittole in un grande tavolo attorno al quale può capitare un pregiudicato, oppure frequentare consapevolmente personaggi come i Ligresti, protagonisti del malaffare che ha messo in ginocchio l'economia italiana. Il processo di rottamazione avviato da Matteo Renzi dunque è da considerarsi appena iniziato e ci auguriamo che proceda anche fuori dalle stanze del PD.
Franco Arcidiaco

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