Vittorio Sabadin nel saggio L'ultima copia del “New York Times”: il futuro dei giornali di carta, pubblicato da Donzelli nel 2007, ha fissato nel 2043 il momento nel quale l’ultimo vecchio e stanco lettore si recherà in edicola ad acquistare l’ultima copia di un giornale quotidiano. Non è certo questa drastica previsione che ha spinto me, e gli amici che mi affiancano in questa nuova avventura, a varare un nuovo giornale online nella nostra regione. I motivi della generale disaffezione che si è creata attorno al mondo della carta stampata e dell’informazione in generale sono molteplici e sicuramente non mancheremo di approfondirli in seguito, ma noi siamo certi che una voce in più, intanto, non potrà che aiutare a dissipare malumori e scetticismi. Certo, risuonano ancora nelle orecchie le parole pronunciate dal Procuratore Cafiero de Raho, il 2 luglio scorso all’apertura di Tabularasa, quando ha dichiarato testualmente che i giornali in genere “sono uno dei problemi di Reggio Calabria”; ha poi spiegato che si riferiva alla circostanza che nessuna “testata di carta stampata” ha sede a Reggio, “né locale né nazionale”. Francamente mi sento di tranquillizzare il Procuratore, la mia discreta esperienza (quarantennale), maturata nel mondo dell’informazione del centro sud, mi porta ad affermare che la qualità della stampa calabrese non è certamente seconda a quella delle altre regioni e lo dimostra il fatto che sono moltissimi i giornalisti calabresi e reggini ad avere un ruolo di primissimo piano nelle grandi testate nazionali.
CalabriaPost cercherà di ritagliarsi uno spazio originale, aprendo le sue colonne all’approfondimento e alla discussione aperta e leale. Politici, intellettuali, colleghi giornalisti, blogger e semplici cittadini troveranno qui una sorta di Hyde Park che consentirà loro di svolgere la funzione di homo civicus, dando sfogo a quella “ragionevole follia dei beni comuni” di cui parla Franco Cassano.
Nessuno si aspetti che CalabriaPost diventi un ulteriore ricettacolo di carte e dossier distribuiti a piene mani da avvocati e magistrati; oggi queste due categorie esercitano una pressione ad apparire sui giornali cui è difficile resistere, ma così si finisce per ridurre gli organi di stampa alla stregua di imbuti dai quali passa solo un certo tipo di informazione strumentale a certi interessi. Gli interventi sul nostro giornale saranno diretti e ognuno si dovrà assumere la responsabilità di ciò che scrive.
Oggi, l’uso che si tenta di fare dell’informazione nella Rete porta ad alimentare il qualunquismo e la disaffezione verso la politica; competenza, incompetenza e improvvisazione vanno a braccetto, a scapito della capacità di giudizio individuale e del senso di responsabilità. Paghiamo lo scotto di una comunicazione maturata nell’ultimo ventennio in modo strumentale al disegno di Berlusconi, teso ad abbassare il livello etico e culturale della nazione per renderla schiava degli interessi suoi e della sua casta.
E’ evidente che il nostro occhio sarà vigile e attento principalmente riguardo i problemi del nostro territorio, che noi riteniamo causati, in egual misura, dalla malapolitica e da una certa carenza di senso civico piuttosto diffusa tra alcuni strati della popolazione. E qui entra in gioco il ruolo delle cause e degli effetti, perché sin quando il potere risulterà espressione di quella parte di elettorato che intende la politica come il cassetto dei propri desideri, saremo condannati al degrado e al fallimento.
L’estate appena trascorsa va registrata nella categoria: “Un’altra estate da dimenticare”, violenza, degrado e disservizi sono stati ancora una volta la cifra dominante della vita sociale della nostra regione. La violenza e i disservizi gravano sulle spalle di imprenditori e cittadini, il degrado è sotto gli occhi di tutti; provate a mettervi su un treno in direzione Roma - Reggio Calabria e guardate dal finestrino, una volta entrati in Calabria noterete un brusco cambiamento del paesaggio: cemento, sporcizia, disordine, incuria e abbandono vi accompagneranno in un doloroso crescendo fino a Reggio. Paradossalmente i nostri amministratori, Governatore in testa, continuano a parlare di turismo come salvifica prospettiva di sviluppo, ma non riusciamo proprio a immaginare tour operator ed imprenditori alberghieri di un certo livello, alle prese con un contesto ambientale che è lontano anni luce da quello delle vere capitali del turismo. Il futuro della Calabria deve passare preliminarmente da una bonifica del territorio e, conseguentemente, del paesaggio; per raggiungere questo risultato nel breve periodo, sono necessarie precise volontà politiche che inevitabilmente debbono essere sostenute da un apparato legislativo che rivesta i caratteri dell’eccezionalità. La stessa eccezionalità riservata al giudizio dell’operato dei pubblici consessi, non si capisce perché non debba essere rivolta, per esempio, al recupero del paesaggio devastato e alla “riconquista della bellezza” del nostro territorio.
Il tema che riguarda le condizioni in cui versa la nostra città è ben trattato, in altra parte del giornale, da Peppe Basile; avremo modo di ritornarci in seguito, siamo, infatti, certi che il futuro di Reggio Calabria dipende strettamente dalla capacità dei cittadini di capire cosa effettivamente è accaduto negli anni sciagurati del cosiddetto “Modello Reggio”. Nostro compito sarà fugare il nemmeno tanto sottile tentativo, messo in atto dalla classe politica che ha causato questo disastro, di invertire i ruoli di vittima e carnefice.
Diciamo sin d’ora che non ci stiamo a essere classificati “nemici di Reggio” da chi ha messo la città a ferro e fuoco e oggi tenta, tanto disperatamente quanto maldestramente, di sfuggire dalle proprie responsabilità
Franco Arcidiaco
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