Il Salone del libro di Torino, in programma dal 16 al 20 maggio prossimi, avrà come ospiti una nazione e una regione che arrivano entrambi, per usare l’espressione di Papa Francesco, dalla fine del mondo: il Cile e la Calabria. Lo ha annunciato, in pompa magna, il presidente della Fondazione per il Libro Rolando Picchioni, affiancato, nella conferenza stampa, dal nostro assessore regionale, Mario Caligiuri. Apprendiamo così che la Calabria, che già presiede la Commissione Cultura delle Regioni, ha collocato la cultura tra gli obiettivi primari della Giunta, “anche come azione di contrasto verso la criminalità organizzata attraverso il coinvolgimento dei giovani, chiamati a farsi protagonisti di un riscatto collettivo”. “Si punta sul dialogo con le scuole, su varie iniziative per la promozione della lettura, su cospicui investimenti nelle biblioteche e sulle tecnologie digitali per mettere in rete le risorse già disponibili e coinvolgere i ragazzi in un uso creativo dei nuovi linguaggi, tra valorizzazione del patrimonio esistente, inchieste e nuovi progetti”. Veniamo a sapere, inoltre, che “il calendario degli eventi che saranno ospitati nella cinque giorni del Lingotto, in uno spazio dedicato, toccherà tutti gli aspetti della cultura calabrese, dalla storia al patrimonio artistico e all'archeologia, dall'imprenditoria all'enogastronomia, dalla letteratura all'arte contemporanea. Sono previste mostre, e spettacoli teatrali e musicali”. Una dichiarazione di intenti veramente formidabile e stimolante, per illustrare un progetto che presenta un'unica enorme ed incredibile lacuna: ignora l'esistenza e il ruolo degli editori calabresi! Io non ho alcuna difficoltà ad ammettere di essere stato tra i primi a salutare con entusiasmo la nomina del prof. Mario Caligiuri ad assessore alla cultura. La sua preparazione, la sua competenza, la sua onestà mi erano parsi una garanzia per l'avvio di una fase diversa, in una Regione in cui il comparto culturale era stato storicamente trascurato (anche dalle giunte di centrosinistra). Oggi, a distanza di tre anni, non si può dire però che Caligiuri abbia modificato minimamente la situazione. Le case editrici calabresi versano in gravi difficoltà e si trovano anche costrette a fronteggiare la crisi delle librerie indipendenti che continuano a chiudere una dopo l'altra. Il comunicato parla di "cospicui investimenti nelle biblioteche", mi domando a cosa siano serviti questi investimenti se si considera che sono almeno cinque anni che la mia casa editrice (tra le prime della regione per catalogo e fatturato) non riceve un solo ordine di libri da alcuna biblioteca calabrese! La Legge 17, che consentiva alla Regione di acquistare i libri dagli editori per rifornire le Biblioteche di interesse pubblico, non è finanziata da più di cinque anni e gli editori continuano a ricevere dalle Biblioteche incessanti richieste di invio di libri in omaggio! Oggi la presenza della Calabria quale Regione ospite del Salone (evento che si ripeterà tra 20 anni), piuttosto che un'opportunità, rischia di trasformarsi in una beffa per gli editori e gli autori calabresi (fatti salvi, guarda caso, quei pochi fortunati che sono pubblicati dai grandi editori nazionali). Nessuno degli eventi programmati ufficialmente vede il coinvolgimento della case editrici calabresi, cioè di quegli imprenditori che investono e rischiano in prima persona per sviluppare e diffondere la cultura calabrese; manca meno di un mese all'inizio dell'evento e voglio ancora sperare che si apra uno spiraglio e si conceda agli editori l'opportunità di partecipare attivamente al Salone. La Città del sole edizioni invierà sicuramente i propri libri al bookshop che sarà allestito all'interno dello stand da un gruppo di seri professionisti (Gruppo Rubbettino e Librerie Ubik), ma, qualora non dovessero essere concessi gli spazi per le presentazioni dei libri dei propri autori, organizzerà degli eventi estemporanei ed improvvisi (quelli che gli anglosassoni chiamano "flash mob"); invito tutti i miei autori a recarsi al Salone del Libro per far sentire la propria voce. Sarebbe anche interessante sapere come sono stati impiegati i 254mila euro che il Fondo Unico per la Cultura 2013 ha destinato al Salone, considerato che questa cifra rappresenta il 50% delle intere risorse del Fondo stesso.
Franco Arcidiaco
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