lunedì 8 marzo 2021
BENVENUTI A LUMACHE, IL PAESE DELLE VAVE
Più che la “new wave” della letteratura calabrese, "Lumache", il nuovo romanzo di Anton.francesco Milicia e Antonio Tassone, rappresenta le “new vave”. Sono le vave, appunto, il filo conduttore di questo avvincente narrato ambientato nella Locride in cui ironia, mistero, sesso e potere formano un tutt’uno armonico e appassionante, dalla prima all’ultima delle 480 pagine.
In realtà, sembrano due romanzi in uno: la prima parte, infatti, ripercorre le vicende di un paesotto di mare – “Lumache”, appunto – che ricorda la “Piccola città eterna” di Ligabue o, nell’accezione meno benevola, la “Piccola città, bastardo posto” di Guccini; nella seconda, invece, la storia assume i contorni di un noir senza sconti, in cui un personaggio apparentemente di secondo piano nella prima parte del romanzo, diviene protagonista assoluto e risolve, con caparbietà e un pizzico di fortuna, un caso particolarmente intricato.
Già, perché a Lumache non ci sono solo le vave, le tresche, i pettegolezzi e i retroscena tipici dei posti in cui tutti conoscono tutti. No, ci sono anche omicidi inquietanti, intrighi politici, affari milionari e indagini della magistratura.
E se Antonio Tassone, al suo romanzo d’esordio, ci mette la tipica ironia pungente, fino ad immedesimarsi in uno dei personaggi del romanzo, Anton.francesco Milicia apporta la sua anima noir e la sua capacità narrativa già dimostrata ampiamente nei suoi tre precedenti romanzi, in cui una trama robusta e variegata trova efficacemente la sua sintesi conclusiva in cui tutti i protagonisti, apparentemente accantonati, tornano alla ribalta, ognuno col proprio destino.
E allora, lasciamo al lettore il piacere di farsi cullare dal ritmo lento della vita di "Lumache", in cui c’è sempre tempo per scambiare due chiacchiere con l’ambizioso architetto, l’arrivista avvocatessa Ferrari, o per uno sguardo lanciato con concupiscenza alla provocante tabaccaia Daniela, sotto l’occhio vigile (benché strabico) di un calzolaio che dall’angolo della piazza principale tiene tutto e tutti sotto controllo, tra il pericolo di cannonate a un pasticcere fascista e le ingombranti incursioni del clochard Canigghia.
Fin qui la recensione di MAG ladra di libri, pubblicata il 12 luglio del 2018 sul portale “Locride è Cultura”.
"Lumache" è stato un vero caso editoriale, cinquanta presentazioni in pubblico in tanti centri della regione, accolto con entusiasmo da lettori di ogni età.
Leggiamo dal prologo, “Il lento resistere”. “A Lumache il tempo fluisce lentamente, scivola via giorno dopo giorno senza fare troppi capricci, come se il nome di questo luogo, strisciando attraverso i secoli, si fosse arrogato il compito affettuoso di decidere quali fossero gli aggettivi adatti per raffigurarne l’identità”.
Gli aggettivi sono: Lento, Viscido e Cornuto!
Tutto è determinato dallo scorrere delle vave (le bave biancastre e appiccicose). “Le vave, fatte della stessa materia nebulosa dei sogni, rappresentano la inossidabile falsità nascosta in un qualsiasi concentrato umano di carne e spirito, e ne sintetizzano il tanto vero quanto bugiardo genius loci. E dunque: benvenuti a Lumache. Il paese delle vave.”
Anton.francesco Milicia, Antonio Tassone, Lumache, Città del Sole edizioni, 2018, pagg. 480, € 20,00
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