domenica 14 agosto 2016

CHI ERA VERAMENTE WILLIAM SHAKESPEARE?

I misteri che girano attorno a William Shakespeare rappresentano una faccenda molto complessa e meritano ancora approfondimenti e studi seri e storicamente attendibili anche perché i loro effetti potrebbero risultare dirompenti. D’altra parte provate a immaginare cosa potrebbe succedere se si scoprisse che l’uomo che si faceva chiamare William Shakespeare, l’autore più famoso al mondo, in realtà era un impostore? E che i capolavori passati alla storia sotto il suo nome non erano frutto del suo ingegno? Insomma, cosa accadrebbe se si venisse a sapere, a quattrocento anni dalla sua morte, che il Bardo “rubava” le opere altrui? Praticamente, una sorta di produttore truffaldino che firmava in prima persona le commedie, le tragedie e i sonetti che aveva commissionato ad altri. Una teoria sconvolgente, che molti – da Samuel Taylor Coleridge a Mark Twain, da Charles Dickens a Henry James – hanno sostenuto in passato, e che, più recentemente, ha trovato in due siciliani, Domenico Seminerio e Martino Iuvara, gli studiosi più tenaci che hanno prodotto i lavori più credibili e più godibili anche dal punto di vista letterario. Il lavoro di Domenico Seminerio, “Il manoscritto di Shakespeare”, è stato pubblicato da Sellerio, quello di Martino Iuvara “Shakespeare era italiano” è stato pubblicato in proprio nel 2002, ma sarà ripubblicato entro la fine di quest’anno dalla mia casa editrice. In circolazione ci sono parecchi altri libri, tutti con un taglio da thriller o da spy story, perché naturalmente la materia è ghiotta e i vari emuli di Dan Brown non si lasciano scappare l’occasione di accalappiare lettori appassionati di misteriosi intrighi pseudo storici. Ci sono cascato anch’io con un certo John Underwood che ha pubblicato, per Newton Compton, “Il libro segreto di Shakespeare”. Mi sono lasciato ingannare dalla veste grafica accattivante e dall’argomento che è oggetto della mia attenzione per i motivi di cui sopra. L’ho abbandonato alle prime pagine, illeggibile per l’impostazione confusionaria e per i continui flashback che ne appesantiscono inutilmente la lettura. Domenico Seminerio ha dato ben altra prova di scrittura ed è stato veramente magistrale e coinvolgente nell’imbastire una vicenda con riferimenti storici credibili.

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