In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “...Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. (Dal Vangelo secondo Luca 6,39-42).
Non c'è cosa peggiore di quando metti il Vangelo nelle mani di un ateo comunista, ogni volta che mi capita di sfogliarlo, scatta un riflesso pavloviano che inevitabilmente porta a radicalizzare le mie posizioni. Stamattina, per esempio, leggendo le locandine dell'edizione di Reggio del Quotidiano, la mia mente è andata subito a quella parabola e, di riflesso, a quel "Modello Reggio" di scopellitiana memoria che, dopo aver annientato il tessuto sociale e civile della mia città, ha finito con l'infettare l'intera regione. La vicenda strillata dalla locandina, riguarda la storia della dottoressa Valeria Falcomatà in Naccari, accusata di aver brigato, assieme al marito, per vincere un concorso pubblico di dirigente medico. Partendo dal presupposto che i due coniugi non hanno certo bisogno di un giornalista dilettante quale il sottoscritto che si erga a loro avvocato difensore, quello che mi preme sottolineare è l'evidente disparità di trattamento che viene riservata da alcuni autorevoli organi di informazione, tra cui il Quotidiano, a due politici come Naccari e Scopelliti che, ormai da un decennio, sono i protagonisti indiscussi della politica reggina, per non dire calabrese. Tanta acqua è passata sotto i ponti da quando Naccari, con il valido sostegno dell'attuale segretario provinciale del PD Seby Romeo, ha demolito il "modello Scopelliti" consegnando le inoppugnabili prove dei suoi disastri alla Procura della Repubblica ed al Prefetto. Purtroppo tutto questo tempo non è ancora risultato sufficiente al sistema giudiziario per chiudere conseguentemente la vicenda; è indiscutibile, però, che i fatti succedutisi, dal suicidio della Fallara allo scioglimento del Comune, hanno parlato, per chi ha avuto voglia di ascoltare, più chiaramente di mille sentenze. Attenzione che qui non siamo al cospetto della solita schermaglia tra politici antagonisti, ci troviamo invece davanti ad un caso più unico che raro di un politico di opposizione che, stanti le difficoltà di ottenere le riposte ai suoi dubbi dagli organi politici istituzionali, ha raccolto documenti e prove e li ha consegnati alle autorità giudiziarie. Questa azione ha provocato un vero e proprio terremoto che, nonostante l'incredibile e sospetta prudenza investigativa, ha portato al crollo di un sistema che sembrava inattaccabile. Proviamo ora a mettere sul piatto destro della bilancia, magari quella simbolica della Giustizia, le tonnellate di spazzatura riversate sulle nostre strade, le disastrose condizioni in cui versa il sistema sanitario, il clamoroso dissesto del Comune di Reggio Calabria, il degrado civile e sociale che simboleggia ormai la Calabria in tutto il mondo e sul piatto sinistro la vicenda della moglie di Naccari; ma mi volete dire di cosa stiamo parlando? Pur non essendo avvezzo a ricorrere ai più vieti luoghi comuni, mi lascio andare anch'io al classico: "Ho fiducia nell'operato della Magistratura", aggiungendo, però, che spero si arrivi agli ultimi gradi di giudizio prima che la situazione sociale diventi irreparabile. Vedremo un domani se Scopelliti è una povera vittima delle macchinazioni di quel demonio di Naccari, e se quest'ultimo non ha i titoli per indossare i panni del moralizzatore o, invece, non è rimasto semplicemente bersaglio del "metodo Boffo" di berlusconiana memoria. Nel frattempo suggerirei agli amici del Quotidiano di stampare per le edicole di Reggio Calabria locandine "a due piazze", al fine di allontanare dai lettori reggini alcuni maligni sospetti.
Franco Arcidiaco
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