Il candidato sindaco Lucio Dattola, espressione degli ex dentisti e della burocrazia impiegatizia nostalgica del vecchio regime, sfodera nel suo pedigree (oltre ad altri incarichi tutti di chiara espressione politica) la grande e pluriennale capacità di gestire quello che lui ritiene un Ente d’importanza primaria. Si dà il caso, invece, che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi vorrebbe eliminare le camere di commercio per accorparle agli uffici dei comuni e dei ministeri, oltre ad esentare le imprese dall'obbligo d’iscrizione che va dagli 88 euro per le piccole imprese, ai 40mila per le industrie. Una vera e propria decapitazione che interesserebbe 105 enti camerali in Italia e 70 sparsi all'estero.
La Camera di Commercio è un ente inutile e costoso; faccio un esempio: le mie due società pagano dal 1997, anno della loro fondazione, intorno ai 500 euro l'anno senza mai aver ottenuto nulla in cambio. Con l'aggravante che le poche volte che ho avuto bisogno di un certificato d’iscrizione o una visura ho dovuto pagare lauti diritti di segreteria. Chi difende le Camere di commercio, non difende uno strumento utile alle imprese ma un generoso poltronificio.
L’ente inutile, sulla cui poltrona è incollato saldamente il dr. Lucio Dattola, svolge esclusivamente attività di rappresentanza; l'attività istituzionale, intesa come promozione dello sviluppo, non esiste. Reggio è da anni priva di un sistema fieristico degno di questo nome e, per dirne una, non si registra alcun intervento della Camera di commercio sull'aeroporto come avviene invece in tutte le altre città d’Italia. Dattola è un ex dentista, non risulta infatti essere titolare di partita IVA, non si capisce come sia potuto diventare presidente visto che non rappresenta alcuna categoria commerciale.
Verificando il bilancio della Camera di Commercio di Reggio Calabria si rilevano alcuni spunti interessanti che determinano alcune considerazioni:
1) E’ un bilancio molto ridotto che non arriva neanche a 10 milioni di euro (9.631.111,00);
2) Per il 98% le entrate derivano da diritti fissi (quote associative e diritti di segreteria);
3) Il 40 % delle spese viene assorbito dal personale e dalle spese di funzionamento;
4) Solo il 25% delle spese viene dedicato agli interventi economici a favore degli associati;
5) La gestione corrente è in rosso oramai da anni (- € 1.744.720 per il 2012 e -€ 938.721 per il 2013);
6) Presenta una liquidità di oltre 14 milioni di euro e un patrimonio in BTP per quasi 5 milioni di euro.
Quindi questa tanto auto decantata capacità del presidente di gestire in modo mirabolante l’Ente, consiste precipuamente nell’attività di riscossione delle quote (98% dell’intero bilancio), nel pagamento del personale e dei collaboratori (alcuni provenienti addirittura da altre regioni) e nelle spese di funzionamento dell’Ente stesso (40% della spesa). L’ingente liquidità di cassa che presenta (oltre 14milioni di euro) è incompatibile con la corretta gestione di un ente pubblico, se si pensa che per gli interventi a favore degli associati viene dedicato solo il 25% del bilancio e che detiene BTP per quasi 5 milioni di Euro.
Pensate che un bilancio di queste dimensioni, è simile a quello di un istituto scolastico professionale di medie dimensioni che in genere viene affidato ad una sola persona, la figura dell’ex segretario scolastico.
Se pensiamo che una delle prime accuse mosse da Lucio Dattola a Giuseppe Falcomatà è stata quella di non essere in grado di leggere un bilancio, viene francamente da sorridere.
Franco Arcidiaco
giovedì 30 ottobre 2014
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