domenica 13 febbraio 2011
LE TRADUZIONI DI ERVINO POCAR (lettera ad Andrea Casalegno de "L'Indice")
Caro Casalegno desidero complimentarmi vivamente con lei; è la prima volta che su un giornale autorevole (mi riferisco a L'Indice del gennaio scorso) si ha il coraggio di mettere in discussione un mostro sacro dell'editoria italiana come Ervino Pocar. La sua impietosa analisi sulla traduzione de "La montagna magica" di Thomas Mann ad opera del nostro, confrontata con quella recente di Renata Colorni, chiude la lunga parentesi di un cinquantennio in cui l' establishment editoriale italiano ha permesso impunemente a Pocar di massacrare la letteratura di lingua tedesca. In un mio recente libriccino (Le favole allegoriche di Joseph Roth tra sdradicamento e decadenza, Città del sole edizioni, 2010) ho scritto testualmente, a proposito del capolavoro di Roth "Hotel Savoy": " Un romanzo fantastico massacrato, purtroppo, da un’assurda traduzione di Ervino Pocar; e qui desidero aprire una parentesi su questa abitudine, figlia di un certo ossequioso provincialismo italico, di tradurre in modo letterale le lingue germaniche il cui sistema verbale, come si sa, non distingue tra presente e imperfetto; i tempi verbali, pertanto, passano bruscamente dal presente al passato e viceversa, rendendo fastidiosa e sgradevole la lettura. La fin troppo celebrata Adelphi, resa intoccabile e indiscutibile dal suo presupponente direttore editoriale Roberto Calasso, rimane al di sopra di ogni critica e purtroppo i lettori italiani si devono rassegnare a subire questi scempi." Certamente lei è stato molto più diplomatico di me, ma voglio proprio sperare che il suo intervento aiuti gli editori italiani a trovare il coraggio di far riscoprire ai lettori italiani la letteratura di lingua tedesca nella sua vera essenza. Un cordiale saluto, Franco Arcidiaco.
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